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Quando il Brescia fece la storia: nel 1994 a Wembley un trionfo epocale

di Vincenzo Corbetta
Non c’è avvenimento, nel cuore di chi vive e respira biancazzurro, il cui ricordo è più nitido e 30 anni, alla fine, sono nulla rispetto all’enormità della gioia rimasta attaccata alla pelle
L'apoteosi. Il capitano Stefano Bonometti alza al cielo di Wembley il Trofeo Anglo-Italiano
L'apoteosi. Il capitano Stefano Bonometti alza al cielo di Wembley il Trofeo Anglo-Italiano
L'apoteosi. Il capitano Stefano Bonometti alza al cielo di Wembley il Trofeo Anglo-Italiano
L'apoteosi. Il capitano Stefano Bonometti alza al cielo di Wembley il Trofeo Anglo-Italiano

Brescia-Notts County 1-0, il trionfo di Wembley, il Trofeo Anglo-Italiano in bacheca. Non c’è avvenimento, nel cuore di chi vive e respira biancazzurro, il cui ricordo è più nitido e 30 anni, alla fine, sono nulla rispetto all’enormità della gioia rimasta attaccata alla pelle. Dunque, 20 marzo 1994. La fase del «non ci posso credere» ormai è passata, non l’emozione, i brividi lungo la schiena di chi c’è, il rimpianto di chi non c’è, peggio di chi ha già organizzato il viaggio a Londra e all’ultimo deve rinunciare. Chi non c’è ricorda nitidamente cosa sta facendo quel giorno.

Raccontano, ad esempio, che alla vecchia Poliambulanza un paziente ricoverato d’urgenza, pur tra mille dolori, il giorno prima della partita chiede al chirurgo: «Mi può operare in tempo per ascoltare la radiocronaca da Wembley?». E il chirurgo risponde: «Le ho fissato l’operazione alle 7 del mattino: sono tifosissimo anche io». E la leggenda vuole che al pomeriggio quel paziente, risvegliatosi dall’anestesia, esulta talmente al gol decisivo di Ambrosetti da costringere i medici a intervenire di nuovo: tutti i punti di sutura strappati.

Tra storia, passione e mitologia

Leggende a parte, quell’impresa è epocale. Biblico l’esodo bresciano nella capitale britannica, per molti l’occasione di scoprire una città unica al mondo, famosa anche per le sue numerosissime squadre di calcio e allora certi stadi, come Highbury, la vecchia casa dell’Arsenal, o lo stesso Wembley avevano un fascino unico, il pubblico attaccato al campo.

Le migliaia e migliaia di bresciani a Londra si comportano magnificamente. Non tutti sono padroni dell’inglese. C’è chi cerca di arrangiarsi con il dialetto per ordinare un fish and chips, un sandwich con il salmone affumicato e una pinta di birra, un pacchetto di John Player Special. Alla vigilia di quel 20 marzo non pochi incrociano i giocatori del Brescia tranquillamente a passeggio a Trafalgar Square, la piazza che ricorda la battaglia del 1805 in cui la flotta britannica, comandata dall’ammiraglio Horatio Nelson, sconfigge Francia e Spagna. Incoraggiamenti, foto, autografi, tutto prima di una finale. Adesso è impensabile, allora normale.

Altri tempi, altro calcio

Sarebbe bello chiedere a Gino Corioni, che alla presidenza del Brescia era arrivato da pochi anni, se quel giorno si sentiva come l’Ammiraglio Nelson, pazzo di gioia sull'erba di Wembley, lui che al primo tentativo aveva riportato i biancazzurri in Serie A (stagione ’91-92) affidandone la guida tecnica a Mircea Lucescu.

In quel 1993-94 il Brescia per tutto il girone d’andata è intossicato dalle scorie della retrocessione in B, maturata allo spareggio di Bologna contro l’Udinese dopo una stagione di torti arbitrali assortiti: altro che i guasti attuali del Var. Al giro di boa del campionato è in zona pericolo. Poi la rimonta, la condizione da gennaio lievita fino alla partita delle partite, Wembley.

La partita indimenticabile

Il Brescia è un’orchestra dalle armonie perfette, Lucescu convince Hagi a giocare per la squadra e non più da solista. L’azione del gol decisivo di Ambrosetti, a metà del secondo tempo, parte da un lancio lungo di capitan Bonometti e sulla respinta della difesa del Notts County il primo ad arrivare sul pallone è proprio il Maradona dei Carpazi. L’azione è prolungata, la difesa inglese respinge ancora il pallone, ma il Brescia lo riconquista subito. Ancora Hagi, Neri, Domini, poi Sabau che entra in area, scavalca il portiere inglese con un pallonetto e invita Ambrosetti alla conclusione vincente.

Poi la corsa dei giocatori biancazzurri sotto i tifosi del Brescia, mentre tutti gli altri, da Wembley alla Bassa, esultano come non mai. Alla fine di quella stagione il Brescia conquista anche la promozione in A. Soddisfazioni impagabili, non le uniche della presidenza Corioni. L’epoca-Baggio inizia nel 2000, è l’architrave delle 4 salvezze consecutive in A. Nei festeggiamenti per il ventennale, che nel 2014 al Rigamonti riunisce grandi ex di ogni epoca (pure Baggio, che però non scende in campo), la memoria di alcuni si rivela troppo corta. Ora l’irriconoscenza lascia spazio alla nostalgia. Di un altro calcio soprattutto. Ma Brescia-Notts County 1-0 è intramontabile.

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