«V for Brescia», 25 perle di storia narrata sul campo

La copertina di «V  for Brescia», che sarà presentato mercoledì 15Gian Paolo Laffranchi, 46 anni: è vice caposervizio a Bresciaoggi
La copertina di «V for Brescia», che sarà presentato mercoledì 15Gian Paolo Laffranchi, 46 anni: è vice caposervizio a Bresciaoggi
La copertina di «V  for Brescia», che sarà presentato mercoledì 15Gian Paolo Laffranchi, 46 anni: è vice caposervizio a Bresciaoggi
La copertina di «V for Brescia», che sarà presentato mercoledì 15Gian Paolo Laffranchi, 46 anni: è vice caposervizio a Bresciaoggi

Lavorarci fianco a fianco quotidianamente, conoscerne il gusto per la scrittura (ed è pregio di pochissimi, oggi, anche tra chi fa il giornalista) non preserva dalla sorpresa. La lettura di «V for Brescia», il libro di Gian Paolo Laffranchi (114 pagine, Urbone Publishing, 14 euro, prefazione del supertifoso Omar Pedrini, lo Zio Rock), è una collezione di stupori assortiti, messi nero su bianco da un professionista che nella vita fa il vice caposervizio della redazione sport-cultura&spettacoli di Bresciaoggi e, a tempo (non) perso, è un apprezzatissimo deejay, conosciuto a Brescia e non solo. L’amore vero di Gian Paolo è il giornalismo. E il Brescia, che segue con passione da oltre 20 anni e che narra quotidianamente ai nostri lettori con tonalità alte e musicalità mai stonata, è il protagonista del libro che racconta 26 campioni della pluricentenaria storia biancazzurra in 25 capitoli, perché i gemelli Filippini sono accorpati, come è accaduto spesso in carriera (Ospitaletto, Brescia, Lazio, Treviso, Palermo). Si va in rigoroso ordine alfabetico: dalla A di Altobelli alla Z di Zoratto passando per Baggio, Corioni, Guardiola, Mazzone, Mero. Sì, proprio lo Sceriffo al quale il libro è dedicato, il capitolo a cui Gian Paolo confessa di essere più affezionato: «Sento a pelle il tuo legame con Brescia - scrive Laffranchi -. Anche se forse, chissà, al mercato di gennaio dovrai cambiare aria. Io spero di no, ovviamente. Mica solo perché siamo amici». L’autore non nasconde nulla ed è così anche sul lavoro. Un compagno di viaggio fidato e competente, mai banale, che non si occupa solo di sport: sua l’intervista della domenica, nella pagina della cultura, uno degli appuntamenti più attesi e apprezzati dai nostri lettori. Banali non sono i ritratti dei campioni di «V for Brescia» e non pochi saranno in prima fila alla presentazione, mercoledì 15 alle 20, alla Latteria Molloy. Quelle di Laffranchi non sono schede biografiche. O meglio, alla fine ci sono pure quelle. Poche righe, lo stretto necessario. «V for Brescia» è generoso di aneddoti. L’inedito, il «questa poi...» (vedrete quante volte vi capiterà leggendo il libro) sono il racconto del calciatore, dell’allenatore o del presidente (Corioni, naturalmente), dell’uomo. Ma sono anche l’indicatore fedele del suo modo di essere, soprattutto del perché Gian Paolo, nella sua galleria di ritratti, ha scelto anche giocatori marginali nella pluricentenaria storia del Brescia ma non nel suo modo di intendere la vita, che rifugge dalla banalità, dallo scontato. Come Balotelli, del quale l’autore racconta lo stupore, il proprio, al primo allenamento al Club Azzurri con il Lumezzane, a metà degli anni zero: «Tiro, centro. Altro tiro, altro centro. E mi ritrovo, sovrappensiero, a fare la contabilità di un pallottoliere che pretende sempre attenzione. La conta delle prodezze non ammette distratti». O come Sodinha, il brasiliano la cui pinguedine non offuscava la tecnica sopraffina: «Non ha proprio un fisico impeccabile, ma i piedi ricordano quelli di Baggio e Hagi (sì: Baggio e Hagi). Ed ecco Baggio, la sua solitudine al campetto di Caldogno e il desiderio di vestire la «V» bianca; lo scoop (laffranchiano) sull’arrivo di Guardiola; il presidente Corioni; i gemelli Filippini il cui incipit è il titolo di una delle hit di Bruce Springsteen, born to run: immagine azzeccatissima come solo Gian Paolo sa. Lavorarci fianco a fianco quotidianamente non preserva dalla sorpresa. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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