Cassarà: «Prima la salute Poi penseremo ai Giochi»

Andrea Cassarà: classe 1984, nel 2004 la prima volta ai GiochiIl fiorettista bresciano prende con il sorriso l’inevitabile condizione da recluso di questo periodo
Andrea Cassarà: classe 1984, nel 2004 la prima volta ai GiochiIl fiorettista bresciano prende con il sorriso l’inevitabile condizione da recluso di questo periodo
Andrea Cassarà: classe 1984, nel 2004 la prima volta ai GiochiIl fiorettista bresciano prende con il sorriso l’inevitabile condizione da recluso di questo periodo
Andrea Cassarà: classe 1984, nel 2004 la prima volta ai GiochiIl fiorettista bresciano prende con il sorriso l’inevitabile condizione da recluso di questo periodo

Biancamaria Messineo Tutti restano a casa, chissà se sarà così anche per i campioni olimpici. La torcia simbolo di questa manifestazione è stata fermata venerdì pomeriggio dopo essere stata accesa il giorno prima a Olympia, come da tradizione. E per Andrea Cassarà, che a gennaio ha staccato il biglietto per la sua quinta Olimpiade nella gara a squadre di fioretto, il futuro in questa competizione è sempre più incerto. L’emergenza Coronavirus continua a dilagare e ha costretto a fermare ogni tipo di competizione sportiva anche al di fuori dell’Italia. Naturale quindi, in questa situazione, ipotizzare che le prossime Olimpiadi di Tokyo, in programma dal 24 luglio al 9 agosto, potrebbero essere rimandate. IL CARABINIERE bresciano, su questo fronte, è tranquillo: «Prima di tutto bisogna pensare a rimettere in sicurezza le persone, poi a ripartire come sistema scolastico e lavorativo – afferma – ; solo dopo potremo pensare al resto». Con tutto quello che ne conseguirà, Olimpiadi comprese: «Non sono uno scienziato o un matematico – continua – , se ci saranno le condizioni mediche e di salute per poter fare le Olimpiadi, allora si faranno, altrimenti saranno rinviate. Certo, è naturale sperare che non siano annullate, ma si tratta di un momento di sport e di festa in cui si uniscono varie nazioni, non un obbligo inderogabile da svolgere a tutti i costi». Nel frattempo Cassarà, che gestisce anche la scuola Scherma Brescia, ferma ormai da oltre due settimane, si allena a casa: «Un giorno faccio esercizi in salotto e un altro vado a correre, alle 8 di sera – spiega – , anche se manca una grande parte di preparazione, perché la scherma è uno sport in cui non ci si può allenare da soli». Senza allenamenti in palestra, senza la certezza di ciò che accadrà nelle prossime settimane, l’unica sicurezza è quella di dover stare a casa: «È giusto così – sottolinea – , in questo momento ci sono cose più importanti, poi ci sarà tempo per tutto. Per ora porto a spasso il cane, faccio la spesa e studio tanto: mi mancano solo 3 esami per laurearmi in Scienze Motorie, questa potrebbe essere una bella occasione per finire». Come sarà anche un’opportunità per tenere viva la solidarietà: «Per ora sto decidendo a quale raccolta fondi partecipare – prosegue – , lo farò a livello territoriale. Ma non ne saprete di più, perché queste azioni vanno fatte, non dette». Oggi il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach cercherà di fare chiarezza sulla situazione con una videoconferenza assieme a tutti i rappresentanti delle federazioni sportive internazionali. Quello che si spera è che questo momento di confronto non sia un semplice riaggiornamento per posticipare di altre settimane una decisione, ma divenga un momento per condividere considerazioni più realistiche. Intanto in Giappone dilagano i sondaggi sul sì o no alle Olimpiadi, tra i quali spicca quello dell’agenzia di stampa Kyodo: quasi il 70% degli intervistati avrebbe dichiarato l’appuntamento del prossimo luglio inopportuno; anche l’emittente pubblica nipponica NHK ha rilevato le intenzioni dei cittadini, sostenendo che il 45% dei giapponesi si sarebbe detto contrario ad una conferma dei giochi, 5% in più rispetto ai favorevoli, che si attesterebbero al 40%. Se la riunione del Cio dovesse giungere alla decisione definitiva di cancellare i Giochi (o comunque di posticiparli di un anno), l’incubo del passato diventerebbe realtà: già una volta, infatti, vennero cancellate le Olimpiadi di Tokyo. Successe nel 1940, e in quel caso le competizioni, in programma dal 21 settembre al 6 ottobre, vennero bloccate a causa dello scoppio del conflitto tra Cina e Giappone. A questo punto non resta che aspettare, ma senza troppe ansie, parola di Cassarà: «Se non ci saranno i requisiti base ci sarà tempo per spostarle – conclude con voce serena – , e questo adesso non dipende da noi. Quello che possiamo fare è cercare che l’infezione si propaghi il meno possibile. Non ci sono altre opzioni, non ne vedo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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