l'intervista

Giuseppe Pasini, a un anno dalla promozione in B della Feralpisalò: «Dobbiamo restarci»

di Sergio Zanca
L’8 aprile di un anno fa la Feralpisalò ha conosciuto la soddisfazione più grande: battendo per 1-0 la Triestina, con un gol di Butic e conquistando la promozione in serie B
Numero 1 Giuseppe Pasini, 62 anni, presidente della Feralpisalò, a 6 giornate dalla fine penultima nella classifica della Serie B
Numero 1 Giuseppe Pasini, 62 anni, presidente della Feralpisalò, a 6 giornate dalla fine penultima nella classifica della Serie B
Numero 1 Giuseppe Pasini, 62 anni, presidente della Feralpisalò, a 6 giornate dalla fine penultima nella classifica della Serie B
Numero 1 Giuseppe Pasini, 62 anni, presidente della Feralpisalò, a 6 giornate dalla fine penultima nella classifica della Serie B

L’8 aprile di un anno fa la Feralpisalò ha conosciuto la soddisfazione più grande: battendo per 1-0 la Triestina, con un gol di Butic, ha conquistato la promozione in serie B, impresa che non era mai riuscita a nessuna squadra della provincia. Da allora è trascorso un anno esatto.

Presidente Giuseppe Pasini, cosa ricorda di quel giorno?
Tutto. L’8 aprile 2023 è una data che rimarrà scolpita nella storia della nostra società. Non eravamo partiti con l’obiettivo di raggiungere un simile traguardo. Una sorpresa, maturata nell’arco della stagione grazie alla continuità. Una gioia per tutti: giocatori, staff, tifosi, dirigenti, sponsor. Come il primo amore: non lo si scorda mai.

Contro la Triestina ha temuto un passo falso?
Sapevo che non sarebbe stato facile, la pressione a livello mentale blocca le gambe. Ma ero fiducioso, vista la preparazione dei ragazzi. Il risultato ce l’avevamo in mano noi. Se non avessimo vinto, avremmo avuto un’altra opportunità la settimana successiva. Certo che conquistare le 2 promozioni (la precedente, dalla C2 alla C1, nel 2011, superando 2-1 la Pro Patria) al Turina, davanti al nostro pubblico, ha avuto un sapore differente.

I meriti del successo?
Di tutti. Si è creato un gruppo forte, capace di battere le favorite, come il Vicenza.

Chi sono stati i suoi mentori a Lonato, nel momento in cui si è avvicinato al calcio?
Ricordo con affetto Dario Zanini, un grande appassionato, un romantico del calcio. Ed Ezio Baccoli.

Quando lei nel 2009, il giorno della fusione con Salò, è stato nominato presidente, pensava di salire così in alto?
No, ma col tempo sono state premiate la serietà, la coerenza e il lavoro.

Alle vostre spalle ora crescono Lumezzane, Palazzolo e Desenzano. In un certo senso potete essere considerati dei trascinatori.
Abbiamo dato la consapevolezza che è possibile arrivare in alto. Camozzi, del Lumezzane, è un imprenditore che conosco bene. Roberto Marai del Desenzano è anche nostro socio. Eppoi il Palazzolo. Sono contento di questo rilancio generale.

Che sensazione dà affrontare le grandi?
A Palermo o a Genova entri in un altro mondo. Vivi in una dimensione differente, ti senti piccolo. Così ai miei dico: siamo arrivati fin lì, cerchiamo di restarci. Rappresento un gruppo industriale di dimensioni nazionali, ma nel mondo del pallone siamo giovani. Bisogna competere con piazze di prestigio, molte delle quali appartengono alla storia della Serie A. Nei nostri confronti, unica società a portare il nome di un’azienda, c’è curiosità. Ci sentiamo più responsabili. Non dimentichiamo inoltre che per noi il calcio è la punta di un iceberg: portiamo avanti tante iniziative sociali. Senza dimenticare marketing e comunicazione.

Già, i social.
Non li amo, a volte girano cose vergognose. Ma sono mezzi che non possiamo escludere. E che la gente ci sostenga o si complimenti, da Brescia a Palermo, fa piacere.

Il rammarico maggiore di questa annata?
Non giocare nella nostra provincia, ma dover andare addirittura fuori regione.

Rimpianti per il mercato?
No. È difficile per una matricola, che non rappresenta una città di capoluogo, attrarre calciatori. Abbiamo agito secondo le nostre possibilità.

L’allenatore andava cambiato prima?
No. Stefano Vecchi ci ha consentito di coltivare un sogno, e meritava una chance.

Bergonzi va considerato l’emblema della Feralpisalò?
Per vincere le guerre non bastano i generali. Occorrono anche i soldatini come lui. Al di là di un fisico non arcigno, possiede un’intelligenza tattica non comune.

Quali calciatori del passato ricorda più volentieri?
Innanzitutto i protagonisti della promozione 2011: Quarenghi, Sella, Leonarduzzi. E il capitano dell’ultima, Elia Legati, rimasto come direttore tecnico.

A quale tecnico è più legato?
A Remondina e Toscano.

Quante chance di salvezza?
Purtroppo nelle 10 giornate iniziali abbiamo racimolato pochi punti. Ma nelle ultime 6 gare dobbiamo giocarcela a tutta. Bisognerà non commettere leggerezze come sabato col Cosenza, in occasione del 2-2. Restando in Serie B, con un anno di maturazione, nel 2024-2025 combineremmo di sicuro qualcosa di meglio.  

Rimarreste a Piacenza?
Valutiamo altre soluzioni.

Vista la scarsa considerazione in cui siete stati tenuti dall’Amministrazione comunale nella vicenda stadio, non pensate di togliere il nome di Salò, lasciando solo Feralpi?
No. Continueremo a chiamarci Feralpisalò. Non mancano i tifosi e i sostenitori, che ci seguono. Non intendiamo penalizzarli.

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