L'intervista

Beppe Scienza: «Il Brescia può dare fastidio a tutti. Per la Feralpisalò la salvezza non è impossibile»

di Vincenzo Corbetta
L'ex allenatore dei biancazzurri e dei gardesani ora vive a Borgomanero (Novara), dove gestisce una scuola calcio con un progetto per i bambini diversamente abili

Nel fine settimana in cui la Serie B si ferma per le Nazionali, chi meglio di un allenatore che conosce sia il Brescia che la Feralpisalò? L’identikit di Beppe Scienza, 57 anni, che nella prima parte della stagione 2011-12 guidò il Brescia in B e dal 2013 al 2015, dopo una parentesi alla Cremonese, la Feralpisalò in C, condotta prima al 9° e poi al 6° posto con qualificazione ai play-off, allora miglior risultato della storia dei gardesani.

In attesa di una panchina Scienza vive a Borgomanero (Novara), dove gestisce una scuola calcio con un progetto per i bambini diversamente abili.

Scienza, che idea si è fatto del campionato di Brescia e Feralpisalò?
Posso fare una premessa?

Ne ha facoltà.
Mancano ancora 8 partite e non sono poche. La Serie B in un mese può cambiare tutto, in positivo o in negativo.

Può partire dal Brescia.
Sta facendo un buon campionato. L’ho visto 2-3 volte in Tv, mi è sempre piaciuto. Gioca bene, ha fatto vedere buone cose, soprattutto in casa è sempre pericoloso.

La Serie A è un sogno proibito?
Ci sono squadre più attrezzate, non c’è dubbio. E poi il Brescia viene da un’annata e da un’estate molto particolari per la retrocessione in C e la riammissione in B arrivata solo a fine agosto. Non credo fosse partito con propositi di vincere il campionato.

La Feralpisalò si salverà?
La vedo fortemente in corsa. A parte l’ultima partita col Parma, ha fatto buoni risultati accorciando il distacco dalle dirette concorrenti. Per me sta facendo bene ma in estate mi ha sorpreso il mercato.

In che senso?
Pensavo che la società facesse uno sforzo fortissimo visto che era al 1° anno in B: consolidare subito la categoria è troppo importante.

Acquisti non all’altezza?
La Feralpisalò ha preso giocatori che il campionato cadetto lo conoscono eccome, ma mi aspettavo che la società prendesse qualche rischio di meno: è una rosa che può conquistare la salvezza ma ha parecchi giovani. Però la Feralpisalò lavora talmente bene che avrà calcolato tutto. A prescindere da come finirà, stiamo parlando di un club fantastico, con valori forti e programmi chiari.

Che ricordi ha del suo biennio sul Garda?
La Feralpisalò è una delle esperienze più belle della mia carriera. In quei 2 anni ci siamo consolidati in Serie C e ogni partita schieravo titolari 6-7 giovani. Dopo il 1° campionato tra i professionisti con Remondina, bravissimo a centrare la salvezza, gli anni dopo l’obiettivo era mantenere la categoria senza patemi: lo abbiamo fatto centrando i play-off. Ma è facile lavorare alla Feralpisalò: un ambiente unico, un presidente fantastico come Pasini, un direttore sportivo abile come Olli con cui ho sempre lavorato benissimo. Si respirava aria di famiglia, dai magazzinieri ai massaggiatori, dai dirigenti a tutti gli addetti ai lavori. E un gruppo di giovani che aveva sposato al 100 per cento il progetto della società.

Poi non venne confermato.
Una scelta dolorosa per me ma ci stava. Però dopo i miei anni, la Feralpisalò ha iniziato a costruire le squadre non più per salvarsi ma per vincere il campionato. E ce l’ha fatta impiegando non troppo.

Si sente ancora con il presidente Pasini?
Abbiamo un grande rapporto. Un pezzettino della promozione in B lo sento mio.

A Brescia, nel 2011, non ha nemmeno chiuso l’andata.
Comunque, un’esperienza bellissima. Quando venni presentato, il presidente Corioni mi disse: hai tempo fino a dicembre per valorizzare 2-3 giocatori e farmeli vendere.

Un grande avvio, poi 13 gare senza vittorie e l’esonero.
All’inizio il mio Brescia esprimeva pure un calcio di qualità ma ci furono un sacco di disavventure: infortuni di giocatori fondamentali come Zoboli e Zambelli, squalifiche lunghe degli attaccanti. In porta c’era Leali, giovanissimo. A dicembre fu venduto alla Juventus e questo diede ossigeno alla società.

Poteva andare diversamente?
Ho ancora in mente la partita di Modena contro il Sassuolo. Stavamo vincendo 1-0, in 10 contro 11. Mancammo il 2-0 e prendemmo il gol dell’1-1 al 94’, poi l’arbitro fischiò la fine. Poteva essere la svolta non solo del campionato del Brescia, ma della mia carriera. La settimana dopo perdemmo in casa contro il Bari per 3-1 e venni esonerato. Ci stava.

Un ricordo di Corioni?
Gli sarò sempre grato: mi ha permesso di allenare in B in una delle piazze più belle d’Italia. Aveva una grandissima competenza. Mi chiamava regolarmente il mercoledì o il giovedì sera, mi invitava a cena. Parlavamo di calcio: era una fonte enciclopedica di notizie, informazioni, aneddoti, sapere. Mi voleva bene, mi disse cose che non ho mai dimenticato.

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