Il Pescara cambia e la panchina sta a guardare

di Alberto Armanini
Emanuele Ndoj imposta un’azione d’attacco nel finale
Emanuele Ndoj imposta un’azione d’attacco nel finale
Emanuele Ndoj imposta un’azione d’attacco nel finale
Emanuele Ndoj imposta un’azione d’attacco nel finale

È il solito film. Per la sesta volta su otto, il Brescia pareggia contro una delle ultime quattro squadre della classifica. Di questi sei pareggi, ben cinque sono arrivati da una situazione di vantaggio: andata e ritorno con il Pescara, nelle due partite con l’Entella e a Reggio Emilia a Pasquetta. Sono 10 punti persi contro squadre destinate al massimo a giocare i play-out (se gli gira bene) o più verosimilmente a retrocedere in C. Questo pareggio - o meglio, la mancata vittoria - ha una chiave di lettura tattica evidente. La gara cambia nella ripresa, quando il Pescara passa dal 4-3-3 al 3-5-2, alza il baricentro e va a pressare il Brescia dentro la sua metà campo. Gli abruzzesi passano così dai 2 tiri del primo tempo ai 6 del secondo e da 1 a 3 nello specchio della porta: pericolosità triplicata. Il Brescia, invece, resta sempre lo stesso, con 6 tiri nel primo e 6 nel secondo tempo, di cui 2 e 3 nello specchio. Clotet ha spiegato che, pur avendo perso campo per il pressing alto degli avversari, nella seconda frazione la squadra ha comunque costruito occasioni da gol (le conclusioni di Jagiello e Ayé e il palo di Pajac) ma non ha specificato che i due giocatori al centro della rivoluzione tattica (Riccardi mezzo sinistro, Dessena mezzo destro) sono stati coloro che hanno costruito e finalizzato il gol dell’1-1. Andavano prese delle contromisure tattiche adeguate, andava capito e interpretato il momento, adattando l’assetto. Il Brescia invece resta con il 4-3-1-2 per tutta la gara, limitandosi a cambiare interpreti con sostituzioni ruolo su ruolo: Ndoj per Bisoli, Ragusa per Jagiello, Mangraviti per Papetti. Questo atteggiamento ha una motivazione evidente: voler dare i 90 minuti a Donnarumma per averlo in condizione nel rush finale. Un progetto che in linea teorica ha senso, dato che il recupero del bomber è una delle chiavi per poter vivere da protagonisti i play-off. Però ai play-off bisogna prima poterci arrivare. È la seconda volta che Clotet sconfessa il proprio mantra e si mette a fare calcoli sulla prospettiva. Li aveva fatti con il Pordenone, con un ampio turnover nella formazione titolare, ed era andata bene. Ci ha provato qui, insistendo su un Donnarumma virtualmente fuori uso dopo un’ora, e non è andata. L'1-1 ha poi anche una motivazione difensiva. Non tanto di fase ma di interpretazione dei singoli. Ancora una volta Chancellor si dimostra meno affidabile quando gioca accanto a Papetti o Mangraviti. Commette un errore grave nel primo tempo, con la chiusura provvidenziale di Papetti su Ceter, e si ripete nel secondo, facendosi saltare di netto da Riccardi in occasione del gol. Una rete fortuita segnata da Dessena, altrimenti al di sotto della sufficienza, giocatore mono-marcia sverniciato per tutta la gara da Bjarnason. Eppure si trova nella posizione giusta (o sbagliata, dipende dal punto di vista) al momento dello sparo. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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