L’Italia si lecca le ferite A Malta serve la reazione

Roberto Mancini,  Ct della nazionale
Roberto Mancini, Ct della nazionale
Roberto Mancini,  Ct della nazionale
Roberto Mancini, Ct della nazionale

La Nazionale, come un’orchestra malandata, ha qualche trombone, qualche solista che stona e qualche discreto suonatore. Quando funzionava bene, il complesso produceva concerti deliziosi e il «maestro» Mancini veniva lodato. Ora c’è chi ne vuole le dimissioni, c’è chi si chiede perché, dopo aver invocato i giovani, non abbia fatto giocare Scalvini e gli altri convocati. C’è anche chi sottolinea come, dopo 29 anni, non c’erano juventini in azzurro. E siccome i giocatori bianconeri avevano quasi sempre costituito l’ossatura della Nazionale, c’è stato chi ha messo in relazione questa strana coincidenza con quello che è successo in campionato alla Juve (-15). E Locatelli, Fagioli, Miretti? La storia si ripete e già era successo con Bearzot, Vicini, Sacchi, tecnici prima idolatrati e poi esecrati. Domenica a Malta la possibilità di riscattarsi ma non sarà sufficiente per parlare di rinascita del nostro calcio. A Tà Qali il Ct cambierà, facendo riferimento probabilmente alla formazione del secondo tempo di Napoli. Mancheranno Bonucci e Barella. Ma è l’andazzo generale che lascia preoccupati. Dai tempi della vittoria di Wembley, la Nazionale si è «sciolta», sia per la mancanza di giocatori di grandi prospettive in alcuni ruoli (regia, attacco), sia per l’invecchiamento di qualche elemento. Inutile illudersi con gli oriundi. Mateo Retegui è l’ultimo: l’italo-argentino, dopo essere apparso all’inizio un pesce fuori d’acqua, ha segnato nella ripresa dicendosi felice di essere approdato in azzurro. La verità è che la crisi della Nazionale ha origini più semplici: non ci sono più i giocatori «italiani» di spessore e, quanto agli «oriundi», con Retegui, in formazione a Napoli c’erano anche Toloi e Jorginho, naturalizzati. Intanto l’Italia è passata dall’euforia al pessimismo nel giro di un anno. «Sapevamo che la partita era difficile e nel primo tempo abbiamo subito due gol su due corner», ha detto Mancini finita la gara con l’Inghilterra, persa per 2-1. «Poi però nel secondo tempo abbiamo dominato e avremmo dovuto cercare di fare almeno il pareggio. Ci dispiace ma la strada è lunga». Lunga, ma non troppo. Domenica a Malta è vietato sbagliare. Su questo ci sono pochi dubbi: un altro passo falso sarebbe deleterio e scatenerebbe una pioggia di critiche. Non si preoccupa, almeno apparentemente, il presidente del Coni Giovanni Malagò: «La nazionale un cantiere aperto? Se lo dice Mancini credo che abbia il polso della situazione. Nella vita tutto è sempre un cantiere poi bisogna vedere se devi cambiare un infisso oppure devi rifare tutta la facciata o l’intero palazzo» ha detto il numero uno del Coni commentando a Napoli il ko della nazionale contro l’Inghilterra. «In genere», ha spiegato a margine della cerimonia adel Premio Bearzot, organizzato dall’Us Acli con il patrocinio della Figc, «se una squadra va bene cambi poco e niente, se va meno bene bisogna incidere un po’ di più. Mancini sa cosa si deve fare. Mi spiace per il risultato», ha ribadito, «perché sono andato a salutare i ragazzi della squadra e poi in serata allo stadio, ma non si può aver tutto dalla vita». •.

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