ciclismo

Strappi, curve, vento, tifo al Giro d’Italia: non sarà una crono-relax

di Andrea Gabbi
Abbiamo provato il percorso della tappa del 18 maggio da Castiglione a Desenzano in compagnia di Edoardo Affini. Prima parte insidiosa con svolte cieche, poi Solferino e Cavriana: ciottolato misto a salite corte ma non trascurabili. Strada più lineare nel Bresciano

Sembra un dipinto, è una tappa del Giro d’Italia. La cronometro da Castiglione a Desenzano è un gioiello incastonato in un territorio da favola. È più dura del previsto, o meglio è più dura di quanto lascino intendere planimetria e altimetria. Perché è variegata, è atipica, è scorbutica. Gira come una chioccola e quindi troverà differenti condizioni di vento. Insomma, volendo “mantovanizzarla”, è una mandola. L’abbiamo percorsa in prima persona, accompagnati da un gruppo di cicloamatori, dalle ammiraglie della Scuola Ciclismo Mincio Chiese, dall’Under 23 Stefano Leali (Zalf) e da un ospite d’eccezione: Edoardo Affini. Ecco il reportage dei 31 km e spiccioli della tappa del 18 maggio.

Partenza piena di insidie

Partenza da piazza San Luigi, gioco di sterzo tra le curve del centro storico prima di imbeccare viale Gonzaga e scendere in picchiata verso la statale per Lonato. Una rotonda, svolta a destra ed ecco il primo snodo cruciale: bisognerà andar forte su una strada tutto sommato stretta e con un paio di curve cieche. Il riferimento è alle svolte verso Astore, località Fichetto, prima della zona di Pedercini. Asfalto non al top, ma in questi giorni verrà rifatto. Poi la carreggiata si apre e con essa lo sguardo. Le colline fanno la loro comparsa, una cartolina. Prime folate di vento, massima attenzione almeno fino allo strappo che porta verso Barche di Solferino. In questo tratto la differenza sarà l’attitudine all’aerodinamica, anche per conservare energie preziose.

Solferino: il primo rilevamento cronometrico

Si arriva al teatro della guerra d’Indipendenza, in centro a Solferino verrà posto l’arco del primo rilevamento. Anche qui una variabile da non trascurare, il ciottolato. Da affrontare con forza, senza tentennamenti, evitando le piastrelle più ondulate. Anche perché per uscire dal paese bisognerà rilanciare forte per arrivare a fionda a San Cassiano. Una lunga zona di trasferimento dove il motore degli atleti farà sicuramente la differenza. Si toccheranno punte di velocità alte, gli specialisti lì andranno a nozze. Ma attenzione, perché di fronte c’è un altro ostacolo non indifferente.

La rampa di Cavriana stile Fiandre

Si arriva a Cavriana, punto clou. La rampa verso il centro del paese, un chilometro scarso a pendenze interessanti (dal 4 al 9%) dove giocoforza i corridori andranno a velocità più ridotte. Dovranno lasciare la posizione aero e sgambettare fuorisella. Con le dovute proporzioni è una sorta di cote fiamminga, con due ali di folla ai lati e i corridori in sforzo massimo fino alla chiesa di Santa Maria. Altro ciottolato, altro lastricato. Dettagli indifferenti per chi vi scrive e per gli amatori, non per i pro. Da lì voltone e picchiata verso i sali e scendi in direzione Bande. Poco più avanti il cartello che sancisce la fine della provincia di Mantova e l’inizio di quella bresciana.

La parte bresciana della tappa

Meno mossa la parte bresciana della crono. Statale e salita di Pozzolengo da fare a tutta, poi la discesa a rotta di collo con rotondino, nuovo strappetto e la vista della torre di San Martino. Salite finite, si va quasi sempre in discesa con il gas aperto fino allo svincolo per l’autostrada, casello di Sirmione. Passati i cavalcavia la svolta in centro a San Martino della Battaglia, secondo rilevamento cronometrico, ma ormai il grosso è fatto. C’è solo da raggiungere il lungolago poco prima di Rivoltella e poi via verso Desenzano, arrivo in via Anelli a un passo dall’Imbarcadero. Anche qui occhio al vento, che di solito di pomeriggio soffia dal lago verso le colline (quindi in senso contrario agli atleti). Siamo al traguardo, decisamente sudati. In una parola: tosta.

Suggerimenti