L’AZIENDA

Camfart, la sostenibilità firma le mole abrasive

di Adriano Baffelli
Una veduta esterna del quartier generale della Camfart, un punto di riferimento nel settore delle mole abrasiveGiovanni Silvioli
Una veduta esterna del quartier generale della Camfart, un punto di riferimento nel settore delle mole abrasiveGiovanni Silvioli
Una veduta esterna del quartier generale della Camfart, un punto di riferimento nel settore delle mole abrasiveGiovanni Silvioli
Una veduta esterna del quartier generale della Camfart, un punto di riferimento nel settore delle mole abrasiveGiovanni Silvioli

Durante il lockdown del 2020 l’azienda viveva come il resto della collettività sociale ed economica, tensioni e incertezze, con pressioni contrapposte di chi prospettava la chiusura e di chi invece chiedeva di continuare l’attività. «Scorrendo un giorno le molte e-mail inevase - ricorda Giovanni Silvioli, direttore generale della Camfart - ne ho trovata una dell’amministratore delegato della Dalmine che ci intimava di consegnare tutte le mole disponibili, fondamentali per garantire la loro produzione straordinaria di bombole per l’ossigeno. Naturalmente ci siamo impegnati al massimo e non abbiamo mai chiuso anche perché poi sono arrivate richieste per fornire aziende produttrici di macchinari per l’alimentare e il farmaceutico. Una motivazione ulteriore che ci ha spinto anche dopo il lockdown, dal quale siamo usciti con una spinta in più». Tutti ricordiamo quei terribili momenti e quanto la distribuzione dell’ossigeno sia stata a rischio, come molte vite. L’aneddoto dimostra la trasversalità delle mole abrasive, utensili che direttamente o no, sono necessari per realizzare una miriade di prodotti, non solo nella meccanica. «È così - commenta Giovanni Silvioli, sino al 2020 presidente del settore Chimico di Confindustria Brescia -: si può dire che tutto quanto l’uomo realizza per poter vivere meglio ha visto, in almeno una sua fase costruttiva, modellazione, lavorazione meccanica, stampaggio, rifinitura, in modo diretto o indiretto, l’uso di una mola abrasiva». Presieduta da Pietro Silvioli, la Camfart srl ha sede a Pian Camuno, nella Bassa Valcamonica. Occupa ventisei addetti e nel 2021 il fatturato è stato di circa cinque milioni di euro, il 30% realizzato oltre confine. I clienti operano in svariati settori e mercati, con preponderanza nella meccanica di precisione con lavorazioni speciali che richiedono l’attenzione verso i micron più che verso i millimetri. Tra i nomi di rilievo dei committenti figurano il Gruppo Riva, la Lucchini RS, il Gruppo Thyssen, la Dalmine. In funzione degli utilizzi finali la gamma delle mole abrasive prodotte è molto ampia, con un ventaglio di misure da pochi millimetri a esemplari del diametro di oltre un metro, misura massima 1.100 millimetri, pesanti ognuna 300 chilogrammi, realizzabili grazie a una pressa da oltre duemila tonnellate. L’azienda, nata nel 1951, ha innovato con continuità. Negli anni più recenti particolare attenzione è stata posta alla digitalizzazione che ha coinvolto tutti i processi produttivi, grazie anche a sinergie e collaborazione con realtà tecnologiche avanzate, tra le quali il Politecnico di Milano. Innovazione declinata anche sul versante della sostenibilità, con azioni sulla struttura e l’approvvigionamento energetico, l’installazione di pannelli solari per garantire la maggiore fonte possibile di energia rinnovabile, e sui prodotti con attenzione all’evoluzione ecologica e ambientale: ad esempio eliminando dai componenti la formaldeide. «Un altro aspetto di rilievo - sottolinea Silvioli - riguarda la sicurezza, sia con interventi sulla struttura e sui processi produttivi, sia con la realizzazione di specifici prodotti come lo Smart Camfart, utensile che dialoga con la macchina sul quale è montato, trasmettendo input su grado di usabilità e capacità d’utilizzo». Aspetti non secondari quando alcune delle mole abrasive girano a 360 chilometri orari. In settori come l’aerospaziale e l’automotive sono richieste e apprezzate caratteristiche tecniche degli utensili che garantiscano la tracciabilità, soprattutto per particolari lavorazioni. L’azienda applica la tecnologia Rfid, l'identificazione a radiofrequenza per il riconoscimento e la validazione, nonché la memorizzazione automatica di informazioni a distanza, con interessanti sinergie con alcuni produttori di macchine utensili.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA