OLTRE IL TRAGUARDO

Franciacorta, win-win strategy per il biologico e la sostenibilità

di Adriano Baffelli
E con il vitigno autoctono Erbamat un altro alleato prezioso per il futuro Brescianini: il comprensorio può essere il riferimento per la biodiversità
Biologico, sostenibilità e biodiversità sono ormai diventati dei punti cardine in Franciacorta, un comprensorio vitivinicolo sempre più protagonista anche con la riscoperta delle sue «radici»Il presidente Silvano Brescianini
Biologico, sostenibilità e biodiversità sono ormai diventati dei punti cardine in Franciacorta, un comprensorio vitivinicolo sempre più protagonista anche con la riscoperta delle sue «radici»Il presidente Silvano Brescianini
Biologico, sostenibilità e biodiversità sono ormai diventati dei punti cardine in Franciacorta, un comprensorio vitivinicolo sempre più protagonista anche con la riscoperta delle sue «radici»Il presidente Silvano Brescianini
Biologico, sostenibilità e biodiversità sono ormai diventati dei punti cardine in Franciacorta, un comprensorio vitivinicolo sempre più protagonista anche con la riscoperta delle sue «radici»Il presidente Silvano Brescianini

Nel decennio iniziato nel 1980 la Franciacorta cresce con il vino. Negli anni Novanta aumenta l’attenzione nei confronti del Metodo Classico - l’ottenimento della Docg, Denominazione d’origine controllata e garantita risale al 1995 - ma sono ancora alcuni grandi vini rossi a rappresentare l’eccellenza produttiva e a richiamare le cantine più blasonate. Nel primo decennio del nuovo secolo la crescita identitaria del territorio si consolida intorno al concetto riassumibile con: «Franciacorta, un territorio, un metodo, un vino», inteso come Franciacorta Docg. Nei due lustri che iniziano nel 2010 si assiste al passaggio progressivo verso la finezza del Franciacorta, cresce rapidamente e si consolida il know-how vitivinicolo del comprensorio e si riduce il divario nei confronti di chi può contare su una lunga storia, e sull’esperienza empirica regalata da trecento vendemmie. Gli anni attuali nel nuovo secolo dimostrano che un vino, un Franciacorta ben fatto, si può apprezzare anche per la sua longevità. Il prossimo decennio potrebbe essere quello di un Franciacorta realizzato anche con la componente di un vitigno storico. Scelta agronomica, prima che enologica, che potrebbe contribuire a regalare un prodotto ancor più apprezzabile e soprattutto adatto a convivere meglio con il cambiamento climatico, l’innalzarsi delle temperature e le conseguenze su uva e vino. Un cinquantennio in sedicesimo della Franciacorta e soprattutto del Franciacorta, sintetizzato da Silvano Brescianini, presidente del Consorzio per la tutela del Franciacorta e vicepresidente di Coldiretti Brescia. Il riferimento al vitigno storico riguarda l’Erbamat, inserito nel Disciplinare di produzione del Franciacorta Docg e utilizzabile sino al 10% del totale, unitamente ai tre vitigni internazionali, Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero. «Il vitigno autoctono può essere un ottimo alleato per ottenere un Franciacorta che non risenta nel prossimo futuro degli incrementi di temperatura che influiscono sulla maturazione delle uve», dice Brescianini. Un cambiamento evidente, che ha reso necessario vendemmiare sempre prima, con alcune zone, come le pendici esposte a Sud del Montorfano, che iniziano la raccolta agli inizi di agosto. Per Silvano Brescianini la varietà autoctona, della quale si parla in un documento risalente al Cinquecento, «è un regalo della storia che può essere molto utile per la nostra produzione vinicola». Per capire quando si avrà la risposta sull’efficacia di tale scelta, «oggi abbiamo informazioni agronomiche, dobbiamo capire come si comportano i presunti cloni nel tempo - dice Brescianini -. La risposta ci sarà tra cinque, dieci, forse quindici anni». Ennesima conferma che il tempo è una componente fondamentale nel mondo del vino. Per il Franciacorta e gli altri prodotti ottenuti con la rifermentazione in bottiglia, ancor di più. Il vitigno autoctono può dunque essere un utile componente per garantire anche in futuro l’eccellenza qualitativa del Franciacorta. Vino e territorio che si distinguono per una particolarità: essere punti di riferimento per la produzione biologica. Aspetto che per Brescianini non è fine a se stesso, quanto piuttosto come l’inizio di un percorso «che ci ha portato molto avanti, offrendoci anche l’occasione di approfondire collaborazioni con l’università di Brescia». Per il presidente del Consorzio Franciacorta la vera partita è rappresentata «dalla capacità di fare del comprensorio il punto di riferimento per la biodiversità, della quale dovremmo essere tutti fieri». Un obiettivo al quale guardare sulla scorta di un percorso lungo e approfondito. Brescianini parla ad esempio della ricerca, tra il 2014 e il 2019, del Gruppo di lavoro coordinato dall’agronomo Pierluigi Donna, con la collaborazione della Statale di Milano. «Una pubblicazione scientifica sulla misurazione degli antropodi nel terreno ha dimostrato che il suolo con maggiore vitalità era quello dove si praticava da 15 anni la coltivazione biologica». Risultato che si collega alla ricerca che il gruppo di Donna ha condotto in loco e a livello nazionale, dal Friuli alla Sicilia, per individuare ovunque il vigneto che producesse il vino più buono. In tutti i casi le risposte empiriche dei produttori hanno avuto piena conferma dalla verifica dei rispettivi suoli. Unitamente all’impegno per la certificazione dell’impronta carbonica prodotta, risultato raggiunto dalla Franciacorta, primo territorio d’Italia a ottenerlo, si possono considerare tutti questi aspetti come tasselli del mosaico sostenibilità, tratto distintivo di uno dei più avanzati territori vitivinicoli. Per Brescianini, perseguendo con convinzione tale percorso si ottiene una win-win strategy. «Punti al vino migliore e insieme preservi il terreno, anche rispetto al dissesto idrogeologico, quindi aiutando l’ambiente - conclude -. C’è chi critica la monocultura della vite, ma posso dire che se si lavora bene in vigneto possono convivere al suo interno decine e decine di erbe diverse. In una realtà molto abitata come la Franciacorta anche per i residenti è positivo sapere che il vigneto è luogo di vita». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA