L'EVENTO

Creatività e passione: a Oltrecultura FEST lo stilista rock a tutto campo

di Vincenzo Spinoso
Primo ospite di quest'anno, lo stilista cresciuto in una famiglia di commercianti. Considerato tra i migliori designer italiani, si è raccontato al Vita di piazzale Arnaldo
Maurizio Miri ospite ieri a Oltrecultura per il primo incontro dell’edizione 2024 (nella foto a fianco invece il pubblico che ha gremito la sala del Vita di piazza Arnadlo): l’occasione per conoscere da vicino la carriera e lo spirito di un professionista top level protagonista del settore da anni
Maurizio Miri ospite ieri a Oltrecultura per il primo incontro dell’edizione 2024 (nella foto a fianco invece il pubblico che ha gremito la sala del Vita di piazza Arnadlo): l’occasione per conoscere da vicino la carriera e lo spirito di un professionista top level protagonista del settore da anni
Oltrecultura 2024 - Maurizio Miri

Come le serie di successo su Netflix vengono rinnovate a furor di popolo, a suon di visualizzazioni e passaparola, anche Oltrecultura Fest vivrà un ulteriore anno di appuntamenti con le storia di talento che hanno costellato i dodici mesi di Brescia Bergamo Capitale italiana della cultura durante il 2023.

E tocca a Giulio Tosini, vicedirettore di Bresciaoggi, prendere il testimone inaugurale dopo il successo dell’edizione 2023: «Brescia ha passato il testimone di Capitale della Cultura, ma ha conservato il capitale culturale che ha attratto in città milioni di visitatori. Con Oltrecultura Fest, Bresciaoggi vuole capitalizzare questo interesse per costruire una visione futura, ma che abbia radici nel presente».

Ripartenza da applausi

L’evento crossmediale nato a Bresciaoggi, che ha messo germogli anche a Mantova, è dunque ripartito con il primo-ultimo mercoledì del mese con una storia di gusto estetico: l’ospite di gennaio al Vita Privè è infatti lo stilista «rock», Maurizio Miri, talento che ha fatto della propria ispirazione un lavoro; insomma, una vera e propria storia di talento «nata in un garage, come le storielle degli ingegneri americani. Sembra il solito percorso che si racconta sempre, ma è andata proprio così», ha raccontato Maurizio Miri alla schiera di spettatori accorsi in Piazzale Arnaldo, per uno splendido esordio da tutto esaurito. «

Già da ragazzino alla fine della scuola passavo le estati in mezzo agli stracci, divertendomi nel contatto con il cliente e sfogando la mia creatività - ripercorre Maurizio i primi passi -. Stare con i clienti mi ha educato alle esigenze degli individui e insegnato una lezione molto importante: il prodotto della mia creatività non deve essere fine a sé stesso, ma questa deve essere incanalata e focalizzata verso il cliente finale. La creatività deve essere al servizio dell’individuo». Il percorso di Maurizio, che ha fondato il proprio brand nel 2008, come ogni crescita ha avuto ostacoli e momenti difficili: «A 19 anni ho avuto una crisi depressiva di un anno durante la quale volevo stare chiuso in camera - confida lo stilista -. Iniziai un percorso che mi ha aiutato a diventare la persona che sono, un individuo che fa giacche per sé stesso, completano un aspetto del mio carattere. Ho vissuto un percorso centrato sulla mia persona che mi ha portato ad essere l’analista di me stesso, e a capire di quali cose ho bisogno per affrontare la società; le giacche sono una di quelle cose, sono la mia corazza contro il mondo. E, quando capisco che i clienti in maniera spontanea stanno vivendo quelle sensazioni, allora mi emoziono e capisco di non essere l’unico a provare certi sentimenti».

Partendo da un garage a Collebeato, con il tempo sono arrivati i riconoscimenti, anche molto importanti: «Le cose che mi hanno spinto ad andare avanti sono stati gli ostacoli che ho trovato, poiché mi facevano capire che facevo qualcosa di diverso: io sono un po’ anarchico - spiega ancora Miri -, e spesso la mia visione non coincide con quella del mondo della moda. Non avendo basi didattiche, la mia visione di sartorialità è intuitiva, e solo nel tempo ho imparato a darmi fiducia».

Sanremo al top

Nell’ottima parentesi bresciana al Festival di Sanremo ci sarà anche poi la griffe di Maurizio Miri che, non a caso, vestirà il duo Francesco Renga-Nek: «La musica mi emoziona e io trasferisco le mie emozioni su ciò che faccio - racconta lo stilista al pubblico del Vita-. Per questo progetto ho ricercato la visione giusta ascoltando la loro canzone alle 3 di notte per 6 ore, poi è chiaro che gli artisti oggi sono soggetti alle tendenze. Con Francesco c’è una fiducia costruita da cinque anni di frequentazioni, mentre Nek è un osso duro da vestire, ma posso dire che le prove fatte stamattina sono andate benissimo. E poi l’eleganza della canzone mi ha fatto vincere facile».

A Sanremo non ci sarà Jannik Sinner: «Lo vestirei con un bell’abito nero a doppiopetto, elegante ma informale. Qualcosa che solo uno sportivo come lui saprebbe sdrammatizzare». Il successo ha portato Maurizio a confrontarsi con i brand di lusso più noti al mondo: «Sì, sul mercato gioco in Champions League, ma lo faccio col budget di una squadra di Serie B - ha scherzato lo stilista -. Non potendo investire le somme di quei brand nella comunicazione, spesso mi chiedo come poter competere con loro. Io posso vincere con l’emozione, facendo capire la passione che c’è dietro al mio prodotto». 

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