C'è chi, come Pirlo, ha i piedi buoni e chi, come Gattuso, mangia il campo con la grinta. Irene Sbardellati, vincitrice questa settimana del bonus da 300 punti della Perla del Calcio, sceglie Gattuso. «Quando entro in campo do battaglia - afferma la giocatrice del Montorfano Rovato -: sono un tipo sanguigno, mi affido all’istinto e magari divento fin troppo impulsiva. Ma per me giocare a calcio non significa fare il giro del mondo con il piede: contano di più passione, tenacia e umiltà». QUALITÀ che cerca di trasmettere alle sue compagne di squadra, quasi tutte esordienti e più piccole di lei: il Montorfano Rovato, dopo due stagioni in Eccellenza, ha deciso di ripartire quest'anno dalla Promozione, con una rosa giovanissima. Per ragazze di 15 anni, abituate al calcio a sette, la 23enne Sbardellati è diventata ben presto un punto di riferimento: «Le sprono e le aiuto quando sono in difficoltà, facendo valere la mia esperienza». Irene gioca a calcio da quando aveva 15 anni: «Da piccola lo odiavo - confessa - perché in televisione non si guardava altro: i miei genitori, grandi tifosi del Milan, sono appassionati di questo sport. Così ho iniziato con la ginnastica artistica». Una scelta che nel tempo si è rivelata più che azzeccata: «Ho sviluppato coordinazione, elasticità e altre abilità che mi sono tornate utilissime nel calcio». Con il suo carattere socievole e aperto, Irene capisce presto di essere fatta per lo sport di squadra. Guarda caso ciò che le serve è a un passo da casa sua: «Sono nata e cresciuta a Capriolo, dove si allenava il Brescia, compresa la selezione giovanile. Vedevo bambine della mia età tornare dagli allenamenti, così ho deciso di provare anch'io». Ha otto anni quando comincia: «Me ne sono innamorata. Le mie compagne erano già molto brave: ogni tanto i bambini contro cui giocavamo ci prendevano in giro, ma poi le prendevano da noi e abbassavano la cresta. Sono stati bellissimi anni». Ormai adolescente Irene passa all'Erbusco, squadra affiliata al Franciacorta. Tra tutte le ragazze Irene è la più piccola: «Eravamo un gruppo eterogeneo, da me che avevo 15 anni fino a calciatrici di 45. Da loro ho imparato i veri valori del calcio: l'importanza di sostenersi a vicenda e la voglia di non mollare mai». Oggi è lei a trasmettere questi valori alle sue compagne, in veste di veterana, nonostante i soli 23 anni: «Sono sicura che andranno lontano: hanno volontà e capacità». Per il Montorfano Irene è preziosa anche perché si adatta a qualsiasi ruolo: «Ho giocato ovunque e spesso mi hanno schierato in attacco, ma il mio ruolo naturale è quello di terzino. E la mia zona preferita la difesa. Lì vivi tutte le emozioni dell'incontro: gli attaccanti sono i più ammirati perché fanno i numeri e segnano, ma sono i difensori a farsi carico delle maggiori responsabilità e a salvare le partite». CORSA, fisicità e grinta fanno di Irene un terzino-mastino: «Vedendomi giocare tutti direbbero che sono un maschiaccio, eppure fuori dal campo sono molto femminile». Il canto è la sua grande passione: «Studio al conservatorio e con il mio fidanzato, un cantante lirico, abbiamo un gruppo folk: i Broken Pato». Canto e calcio, perché no? «A scuola mi prendevano in giro: ci sono ancora tanti pregiudizi. Ormai sono impermeabile alle battute sul calcio femminile, ma è ora di farla finita. Siamo nel 2020: ciascuno deve sentirsi libero di dar voce a ogni aspetto della propria personalità». • © RIPRODUZIONE RISERVATA