CORTENO BRAONE

«Mi hai sparato?
Ora comportati
da uomo»

di Lino Febbrari
È trascorso ormai un anno dal drammatico ferimento di Santicolo causato da un proiettile da caccia grossa vagante e la vittima non si rassegna. Giacomo Gazzoli invita ancora chi ha premuto il grilletto ad affrontare la responsabilità «Ho sofferto, sto ancora soffrendo ma non ho mai semsso di lottare per avere la verità»
Giacomo Gazzoli di Braone accompagnato dalla compagna Agostina e dalla figlia Simona
Giacomo Gazzoli di Braone accompagnato dalla compagna Agostina e dalla figlia Simona
Giacomo Gazzoli di Braone accompagnato dalla compagna Agostina e dalla figlia Simona
Giacomo Gazzoli di Braone accompagnato dalla compagna Agostina e dalla figlia Simona

«Facendo il riassunto di questo brutto anno posso dire che ho sofferto e sto soffrendo, ma che sto lottando con tutte le mie forze per arrivare alla verità». Sono parole di Giacomo Gazzoli, il 72 enne originario di Braone rimasto gravemente ferito a Corteno da una pallottola vagante nel pomeriggio di domenica 11 novembre 2018, giusto un anno fa. Con la compagna Agostina a fianco, alla guida della sua Peugeot 206, aveva percorso appena 200 metri in direzione di Santicolo, quando all'altezza della prima curva della comunale che unisce Corteno a Edolo, dopo aver trapassato la carrozzeria e il sedile, un proiettile di grosso calibro lo aveva centrato nel fondo schiena. Dopo lunghi mesi di cure trascorsi prima al civile di Brescia e poi nell'ospedale di Sondalo, all'inizio dell'estate è potuto tornare a casa, costretto però a vivere su una sedia a rotelle.


A DISTANZA di un anno, le indagini aperte dai carabinieri di Edolo ancora non sono riuscite a dare un nome al criminale che ha premuto il grilletto. Nella tarda primavera la magistratura ha iscritto nel registro degli indagati due giovani del luogo che gli inquirenti ritengono essere uno l'autore dello sparo e l'altro il proprietario del fucile. Poi, per raccogliere nuovi elementi probatori, utili a inchiodare alle loro responsabilità i due sospettati, il 3 luglio per tutta la giornata sul luogo del ferimento ha lavorato una squadra della polizia scientifica di Roma, la stessa che ha indagato sul ferimento del giovane nuotatore Manuel Bertuzzo. Impiegando Gps e puntatori laser gli esperti hanno ricostruito la traiettoria del proiettile e stabilito con certezza il punto, un dosso sull'altro versante della valle, da cui è stato esploso il colpo. Ma da quel momento sulla vicenda è calato di nuovo il silenzio. «Vorrei fare un appello a chi quel giorno ha sparato - ripete come un mantra Gazzoli -: hai fatto una stupidata; magari come dicono volevi sparare a un cartello stradale. Se hai un pezzettino di coscienza, esci dall'ombra e affronta da uomo le conseguenze della tua bravata». «Per tutti noi è stato un anno molto duro, difficile - racconta la figlia Simona -. Mio padre ha dovuto confrontarsi con la dura realtà di una persona che non può più usare le gambe, che ha bisogno di un aiuto per qualsiasi cosa debba fare». Giacomo Gazzoli e la compagna Agostina abitano a poche centinaia di metri da quella maledetta curva, che l'uomo può osservare dalla finestra della cucina rivivendo ogni giorno quei terribili istanti.


«QUEL TRATTO di strada e quei cartelli traforati dalle pallottole li ho costantemente davanti agli occhi - conferma -. Mi torna in mente il boato, risento il bruciore alla schiena, poi più nulla perché sono svenuto». Durante l'estate la gente di Corteno e di Braone, in particolare le associazioni dei due paesi, ha manifestato solidarietà e vicinanza a Giacomo organizzando diverse iniziative. «Li ringrazio tutti di cuore, perché tra uno spiedo e una partita di calcio (a Corteno Giacomo allenava i ragazzini dell'oratorio), mi hanno fatto trascorrere dei bei momenti».

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