Il colpo

Rapina alla Poke House in piazza Biade: spunta una pistola per farsi dare l’incasso

di Karl Zilliken
Sarebbe stata una giovane con sciarpa sul volto e un’arma giocattolo. Il responsabile: «È il secondo episodio in pochi mesi, abbiamo paura»
Il ristorante “Poke house” di piazza Biade ha aperto i battenti lo scorso settembre COLORFOTO/ILARIA TONIOLO
Il ristorante “Poke house” di piazza Biade ha aperto i battenti lo scorso settembre COLORFOTO/ILARIA TONIOLO
Il ristorante “Poke house” di piazza Biade ha aperto i battenti lo scorso settembre COLORFOTO/ILARIA TONIOLO
Il ristorante “Poke house” di piazza Biade ha aperto i battenti lo scorso settembre COLORFOTO/ILARIA TONIOLO

Punta un'arma contro la commessa della “Poke house” di piazza Biade per farsi consegnare l’incasso e fugge con 190 euro. L’episodio, dai contorni ancora tutti da chiarire su cui starebbero indagando polizia di Stato e carabinieri, sarebbe avvenuto alle 21 dello scorso giovedì.

La rapina

Secondo quanto è stato possibile ricostruire, durante una serata relativamente tranquilla nel ristorante aperto da poco più di quattro mesi in centro, una ragazza con il volto travisato da una sciarpa, approfittando dell’assenza di clienti e di passanti, avrebbe fatto irruzione all’interno del locale che serve i piatti della tradizione hawaiana che ormai spopolano in tutta Italia. La giovane avrebbe estratto un’arma, che con ogni probabilità sarebbe stata una pistola giocattolo con tanto di tappo rosso, e l’avrebbe puntata sulla commessa, una giovane di 26 anni, che non avrebbe avuto altra scelta se non consegnare alla rapinatrice l’intero incasso della serata, pari a poco meno di 200 euro. 
Quindi, la rapinatrice sarebbe riuscita a dileguarsi, favorita dalla presenza di un “palo” all’esterno del locale che avrebbe avuto l’incarico di segnalare l’eventuale presenza di elementi di disturbo ma agevolata anche dall’assenza di telecamere di sorveglianza che, fino a oggi, non sono state installate all’interno del locale. Quindi, la chiamata ai numeri d’emergenza e l’arrivo delle forze dell’ordine che avrebbero raccolto il racconto dei presenti. 

Il racconto

Il responsabile del punto vendita Marco Bedin racconta: «Siamo aperti dal mese di settembre ed è già il secondo episodio che ci mette apprensione. Qualche tempo fa una persona a cui avevamo rifiutato del cibo, perché per la natura della nostra catena non possiamo far uscire del cibo senza scontrini, eravamo stati minacciati di morte». Bedin torna all’episodio di giovedì: «La nostra dipendente, 26 anni, è rimasta shoccata per quanto accaduto ma ha sempre continuato a lavorare anche nei giorni successivi. Da quanto siamo riusciti a capire, la ragazza che è entrata mostrando la pistola alla ragazza, era aiutata da un “palo” che la attendeva all’esterno. Noi abbiamo subito allertato le forze dell’ordine che sono arrivate e abbiamo provveduto ad effettuare tutte le denunce del caso. Anche l’azienda si muoverà».

Le indagini

Le indagini non potranno però contare sull’apparato di videosorveglianza, che non era stato installato: «All’inizio, la scelta era stata fatta per questioni di privacy ma, ora, abbiamo chiesto all’azienda questo supporto che potrebbe essere un deterrente. Nei prossimi giorni, quindi, dovremmo procedere con l’installazione».
Bedin infine coglie l’occasione per lanciare un appello: «Anche dialogando con alcuni “colleghi” che hanno negozi in centro, stiamo vivendo un periodo complicato. Dopo quanto accaduto e segnalato, abbiamo visto la presenza di una pattuglia della polizia locale ma chiediamo più sicurezza in una cittadina tranquilla come la nostra. Vorremmo avere più controllo perché in alcuni casi ci sentiamo abbandonati».
Come detto, i contorni della vicenda sono tutti da chiarire. Gli inquirenti starebbero cercando di verificare con assoluta certezza ogni dettaglio di quanto è stato riferito. Il massimo riserbo e la massima prudenza sono mantenuti anche in considerazione del fatto che non ci sono immagini che possano testimoniare quanto accaduto e che, anche in base al racconto della giovane impiegata rapinata, l’arma che le sarebbe stata puntata addosso sarebbe stata quasi certamente un giocattolo. 

 

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