LO STUDIOSO

«Il ghiacciaio dell'Adamello si ritira inesorabilmente: entro 10 anni sarà solo bresciano»

di Flavio Marcolini
Il professor Roberto Ranzi: "Una tragedia che pone nuovamente sotto i riflettori il problema del riscaldamento globale. Ogni azione nella direzione della neutralizzazione rispetto alle emissioni di anidride carbonica è un piccolo contributo, concreto, al rallentamento di questo preoccupante processo"

Anche il modo della ricerca è rimasto profondamente colpito dalla tragedia di domenica scorsa in Marmolada. Tra i glaciologi, un punto di riferimento è sicuramente rappresentato da Roberto Ranzi, di origini trentine ma da trent’anni in ruolo all’Università degli Studi di Brescia (dove è docente di Monitoraggio e sistemazione dei bacini idrografici) nonché membro cooptato del Comitato Glaciologico Italiano. Negli ultimi venti anni, in particolare, Ranzi ha studiato l’evoluzione del ghiacciaio dell’Adamello, il ghiacciaio del Belvedere ormai coperto da detrito e, più recentemente, nell’ambito di una ricerca in collaborazione con la Columbia University, ha messo in evidenza come la durata media del periodo di fusione dei ghiacciai della Groenlandia sia praticamente raddoppiata, aumentando di venti giorni all’anno nel corso dell’ultimo quarantennio.

«Sulle Alpi e Prealpi, anche bresciane, il ritiro è oramai inarrestabile come nella stragrande maggioranza dei ghiacciai del pianeta se è vero - dice - che anche il Karakorum, che pareva costituire una anomalia nello scenario globale, è invece destinato a una sensibile riduzione delle sue masse glaciali. Come quello della Marmolada, anche il ghiacciaio dell’Adamello è in rapido regresso, sia di estensione che di volume. Mediamente perde un metro e mezzo di spessore all’anno e dai nostri calcoli potrebbe estinguersi entro la fine di questo secolo». «Ad esempio - aggiunge - salendo dal Rifugio del Mandrone verso quello della Lobbia Alta, la spettacolare seraccata, che si superava con difficoltà sino a una decina di anni fa, ormai si è appiattita ed è facilmente attraversabile. Stiamo poi già facendo il conto alla rovescia in attesa del momento in cui il ghiacciaio dell’Adamello diverrà totalmente bresciano: una piccola porzione della lingua glaciale a nord-est è ancora in provincia di Trento, in corrispondenza della fronte, ma entro una decina d’anni è destinata a scomparire. Dal Garibaldi al Passo Brizio, infine, un tempo l’attacco alla ferrata avveniva dal ghiacciaio, mentre ora il tratto alpinistico completamente su roccia è assai più complicato». «

Dai sopralluoghi e campagne scientifiche delle nostre équipe - dice ancora Ranzi - emerge la sempre più intensa opera di fusione, che finisce per alimentare la portata dei torrenti subglaciali e la frammentazione delle masse di ghiaccio. Tali fenomeni producono fenomeni di rapido scorrimento, movimento e frammentazione del ghiaccio, creando voragini alla base del ghiacciaio che favoriscono crolli simili a quello, tragico, accaduto sulla Marmolada. Quindi i crepacci oggi sono molti più aperti rispetto a un tempo e possono divenire micidiali trappole. Quando si va in montagna è necessario prestare sempre molta attenzione, anche nelle escursioni che paiono anche le più semplici, sulla superficie dei ghiacciai. Fra l’altro c’è anche il rischio che il permafrost, fondendosi, divenga sempre più instabile causando crolli di roccia mista a ghiaccio e alimentando frane e colate detritiche di grande pericolosità». Per dare un’idea del processo in atto il professore fornisce qualche dato: «Il ghiacciaio principale della Marmolada è il principale ghiacciaio dolomitico. Teatro di scontri bellici tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico durante la prima guerra mondiale, la sua estensione misurava 3,05 chilometri quadrati all’inizio degli anni Sessanta secondo il Catasto dei Ghiacciai Italiani, edito a cura del Comitato Glaciologico Italiano.

Nel 2011 invece l’area ne misurava appena 1,28 secondo il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani (elaborato a cura dell’Università di Milano e pubblicato sul sito del Comitato Glaciologico Italiano alla pagina https://repo2.igg.cnr.it/ghiacciaiCGI/ghiacciai_new.html)». «Questa tragedia - conclude - pone nuovamente sotto i riflettori il problema urgente del riscaldamento globale del pianeta, con le gravissime conseguenze non solo per l’ambiente montano, ma anche lungo le coste. Ogni azione nella direzione della neutralizzazione rispetto alle emissioni di anidride carbonica è un piccolo contributo, concreto, al rallentamento di questo preoccupante processo». •.

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