Con la difesa a 3 non c’è scampo Tre gare, zero punti: meglio a 4

di Alberto Armanini
Andrea Cistana cerca di controllare Gomez in area biancazzurra
Andrea Cistana cerca di controllare Gomez in area biancazzurra
Andrea Cistana cerca di controllare Gomez in area biancazzurra
Andrea Cistana cerca di controllare Gomez in area biancazzurra

In tutto il campionato il Brescia ha giocato sei partite contro squadre che difendono con tre difensori. Ogni volta che l’allenatore ha scelto di mettersi a specchio con l’avversario è arrivata una sconfitta. Inter, Verona, Atalanta: 0 punti su 9. Quando invece si è deciso di difendere a quattro, le cose sono andate molto meglio. Vittoria con l’Udinese, pari con la Fiorentina, sconfitta con il Torino: 4 punti su 9. La partita con il Genoa, in cui Thiago Motta ha rinunciato alla difesa a 3 dopo il primo tempo, è la conferma dell’esattezza matematica di questo teorema. Nei 45 minuti in cui il grifone è rimasto in campo con il 3-5-2 e il Brescia con il 4-3-1-2, il risultato era di 1-0 (gol di Tonali). La partita è cambiata quando il Genoa ha variato il suo assetto. Il punto, chiaramente, non è difensivo ma offensivo. Con il 4-3-1-2, e meglio ancora con il 4-4-2, il Brescia può sostenere la fase offensiva e arrivare alla conclusione. L’AMPIA premessa iniziale serve a pizzicare Fabio Grosso in fallo e dare anche una giustificazione tattica ai tre gol presi. Possibile che l’allenatore non avesse tutte queste informazioni prima della gara con l’Atalanta? Su quali basi ha scelto e accettato di mettersi a specchio con l’avversario? Il 3-5-2 del Brescia, remissivo e piatto nel primo tempo e un pelo più coraggioso nella ripresa, ha limitato la squadra nella costruzione offensiva. L’Atalanta ha vinto grazie alla maggiore qualità, ma il Brescia l’ha agevolata per l’assenza di palloni giocati nella trequarti avanzata. L’1-0 fa crollare la preparazione tattica della partita già dopo 26 minuti. Castagne confeziona l’assist dalla corsia destra, dove dovrebbe esserci un presidio invalicabile proprio per la gestione laterale che il 5-3-2 consente. Pasalic poi colpisce, con perfetta scelta di tempo e un errato posizionamento di Cistana, dove dovrebbe esserci densità di maglie biancazzurre e massima attenzione di tutti gli interpreti. Anche il 2-0, che arriva dopo la traversa di Balotelli, ha dell’incredibile. Ilicic può maneggiare il pallone nell’area di rigore e Pasalic, sempre lui, lo trasforma in oro al cospetto di un, due, tre centrali difensivi fermi immobili. Il tratto comune delle due reti è l’inserimento da dietro di un centrocampista tra i centrali. Il 3-0, al contrario, è stato un errore individuale di Martella e una volata in campo aperto di Ilicic. Grosso ha giustificato la sconfitta parlando di atteggiamenti e attingendo alla retorica del «i moduli sono solo numeri». Poi però si è contraddetto quando ha dichiarato di aver voluto aprire i centrali e alzare Martella per avvicinare giocatori agli attaccanti. Se non è un cambio di modulo, per lo meno è una diversa interpretazione. Di base, il Brescia non ha mai giocato cross dalle corsie per la mancanza strutturale di sovrapposizioni con cui creare superiorità numerica. La mancanza di efficacia nelle zone di densità è da imputare alla maggiore qualità nel palleggio dell’Atalanta. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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