la giornata nazionale

Giornata del fiocchetto lilla: a Brescia l’esordio dei disturbi alimentari è sempre più precoce

di Michela Bono
Ne soffrono in provincia circa 6mila persone, prevalentemente adolescenti, di sesso femminile e fin dagli 11 anni

Si celebra oggi anche a Brescia la Giornata nazionale dedicata ai disturbi della nutrizione, la cosiddetta Giornata del Fiocchetto lilla. Nella nostra provincia si stima che soffrano di questi disturbi circa seimila persone, in prevalenza adolescenti che, secondo Elisa Maria Fazzi, direttrice dell'unità operativa di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Civile, manifestano i primi sintomi in età sempre più precoce, in alcuni casi addirittura dagli 11 anni.

Ricoveri aumentati nel post Covid

«Sono circa 200 le pazienti anoressiche seguite attualmente in ambulatorio, a cui si aggiungono quelle ricoverate» spiega Fazzi. Queste ultime sono un numero molto più ridotto perché si ricorre al ricovero quando la situazione è talmente grave da non poter essere gestita diversamente.

L’andamento fa riflettere. «Nel 2021 i ricoveri sono aumentati in modo esponenziale come conseguenza del Covid: durante il lockdown, evidentemente, le ragazze sono state male e hanno riversato questo loro stato sul cibo, privandosene oppure abbuffandosi – chiarisce Fazzi -; in questo momento stanno calando leggermente, ma sono comunque più del doppio rispetto al 2019».

Il polo bresciano

Un numero importante se si considera che dei 16 posti letto in neuropsichiatria infantile, oggi il 20 percento è occupato da anoressiche. Brescia del resto è un polo molto ambito in regione, punto di riferimento per queste problematiche. «La neuropsichiatria si occupa da più di 20 anni dei disturbi dell’alimentazione – ricorda la dottoressa -. L’anoressia è prevalente nelle femmine ed è preponderante. La bulimia è più silente e, quando emerge, viene trattata a livello ambulatoriale a meno che non si accompagni ad altre problematiche psichiatriche».

Esiste - prosegue ancora Elisa Maria Fazzi - «una piccola percentuale di maschi anoressici o bulimici, ma hanno caratteristiche diverse e nel loro caso i disturbi alimentari sono sempre inseriti in un problema più complesso».

Precocità: tendenza che preoccupa

Come per altre patologie, la precocità è ciò che preoccupa maggiormente gli esperti: «Siamo di fronte a una preadolescenza anticipata, che ci spinge, come genitori e come società, a prestare più attenzione».

Ma come comportarsi, cosa fare quando in famiglia ci si accorge che qualcosa non va? «Per fortuna oggi c’è più consapevolezza – sottolinea Fazzi -. La prima cosa è recarsi dal pediatra e procedere con un monitoraggio delle condizioni fisiche. Sarà poi il medico a inviare la paziente a una valutazione specialistica. C’è un gran bisogno di sostegno alle famiglie, non solo alla ragazza direttamente interessata. Per questo il nostro è un modello di cura rivolto anche ai genitori».

Il fattore "relazione"

Lo stesso ricovero prevede sempre la presenza della mamma o del papà. «Questo ci permette di lavorare sulla relazione, che è spesso conflittuale, ma anche le crisi sono utili per capire». Non di rado, racconta la professoressa, le ragazze arrivano stremate, in famiglia è un inferno, le relazioni sono ormai tese come corde di violino. Il cibo diventa l’ossessione per tutti e diviene l’unico argomento. «Il ricovero è spesso un sollievo anche per i familiari perché a loro diciamo - conclude la dottoressa -: delle condizioni fisiche di tua figlia ci occupiamo noi, tu concentrati sul dialogo, sulla relazione, sulla comprensione della sofferenza. Su un altro modo di stare insieme».

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