La terapia antivirus

L'Italia pronta ad acquistare il Molnupiravir, la «pillola anticovid»

Il Molnupiravir
Il Molnupiravir
Il Molnupiravir
Il Molnupiravir

L’Aifa si è già attivata per acquisire una quantità adeguata del farmaco antivirale orale per il Covid-19 molnupiravir, autorizzato in Gran Bretagna. Ciò al fine che anche l’Italia possa avere a disposizione anche questa arma». Così il coordinatore del Cts Franco Locatelli in conferenza stampa. 

A fronte della disponibilità dichiarata dell’Agenzia europea dei medicinali Ema a «supportare eventuali acquisizioni del farmaco molnupiravir, vi è tuttavia - ha spiegato Locatelli - un ritardo in quella che sarà l’approvazione a livello centrale dell’ Ema». L’Agenzia italiana del farmaco, ha concluso, «ha già avviato un dialogo per avere dalla ditta produttrice tutto il dossier per consentire di ottenere quelle acquisizioni di dosi in maniera tale da rendere disponibile questo strumento terapeutico».

 

COS'E' il MOLNUPIRAVIR

Il Molnupiravir è la prima pillola indicata per la cura dell’infezione da coronavirus a essere registrata sul pianeta: e ancora una volta è stato il Regno Unito ad anticipare tutti sul fronte delle autorizzazioni, come era già accaduto sul via libera alle vaccinazioni nel dicembre 2020.

L’agenzia regolatoria britannica (Mhra) ha infatti sdoganato nei giorni scorsi l’uso come terapia standard dell’antivirale nuovo di zecca messo a punto dal colosso farmaceutico americano Merck Sharp & Dohme in partnership con Ridgeback Biotherapeutics, e illustrato alcune settimane fa; che potrà ora essere prescritto a chi venga testato positivo nel Regno e abbia almeno un fattore di rischio ulteriore come obesità, cardiopatie, diabete o in genere un’età superiore ai 60 anni.

Un medicinale - che agisce interferendo nella replicazione interna all’organismo del virus - che l’authority indipendente d’Oltremanica, formata da specialisti e scienziati di chiara fama, ha definito «sicuro ed efficace».

Destinandolo per il momento a disposizione di chiunque, colpito da forme anche blande o moderate di Covid, debba fare i conti con condizioni di pericolo extra in grado potenzialmente di aggravare le conseguenze dell’infezione fino al ricovero in ospedale. L’indicazione della Mhra è chiara: andrà utilizzato per questa fascia di pazienti quanto prima dopo un tampone positivo, possibilmente entro 5 giorni.

 

Il governo della Gran Bretagna - dove dall’inizio della pandemia si sono contati circa 140.000 morti e dove i contagi alimentati dalla variante Delta hanno ripreso a viaggiare nelle ultime settimane a 40.000 al giorno, seppure con un impatto molto meno grave su decessi e ricoveri rispetto alle ondate pre-vaccini della pandemia - si è intanto finora assicurato 250.000 confezioni di molnupiravir: contro le 50.000, per avere un termine di paragone, di un Paese europeo più o meno di pari grandezza come la Francia. Uno strumento ritenuto fondamentale a Londra - accanto al rilancio delle vaccinazioni, in particolare le terze dosi booster già in via di somministrazione sull’isola a tutti gli over 50, ai vulnerabili e al personale sanitario o dell’assistenza sociale - per provare a contenere l’impatto del rimbalzo stagionale dei nuovi casi sulle ospedalizzazioni. E di farlo senza ripristinare il grosso delle restrizioni: revocate fin dal 19 luglio in Inghilterra (mascherina obbligatoria inclusa) con un largo consenso popolare e di opinione pubblica.

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