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Benedetto Marcello e l'enigma della tomba in San Giuseppe

di Marco Tiraboschi
Nella chiesetta del centro storico è sepolto uno dei più grandi compositori del periodo barocco. Attorno al modesto monumento marmoreo aleggia, come in un sogno, un alone di mistico splendore.
La lapide della tomba di Benedetto Marcello
La lapide della tomba di Benedetto Marcello
La lapide della tomba di Benedetto Marcello
La lapide della tomba di Benedetto Marcello

Quando siamo a Brescia, provenienti dalla caotica e colorata via San Faustino, ci avviamo nella parte più stretta e ombrosa della città introducendoci in vicolo San Giuseppe. Passando sotto un basso antico volto ci troviamo di fronte un Cristo «grigliato», protetto da una grata metallica proprio nel momento del martirio, per proseguire poi verso l’ingresso della chiesa di San Giuseppe. Per una volta lasciamo perdere i magnifici dettagli architettonici, le possenti colonne, le notevoli opere pittoriche e l’incredibile organo, ma preferiamo, avvicinarci all’altare maggiore, ai piedi del quale si trova una semplice lapide in marmo. Solo i profondi amanti della musica avranno un sussulto scoprendo che qui si trova la tomba di una dei più grandi compositori del periodo barocco: il veneziano Benedetto Marcello, nato il 26 luglio 1686. Attorno al modesto monumento marmoreo aleggia, come in un sogno, un alone di mistico splendore. Marcello è stato definito, come ricordato in una epigrafe annerita sulla facciata della chiesa, il «Michelangelo della musica».

Le sue opere sulle quali spiccano i Concerti grossi e gli innovativi Salmi raccolti nell’«Estro armonico», sono opere immortali, caratterizzate da una toccante bellezza piena di potente struggimento. Il suo stile musicale unico ha influenzato altri compositori come Bach, Vivaldi e Telemann. Ma Marcello è anche scrittore e poeta: il suo breve libro «Il teatro alla moda» è un gioiello di satira dell’ambiente dell’opera e della società dell’epoca. Nato dalla ricca aristocrazia veneziana, ha frequentato l’ambiente musicale della Repubblica. La sua spiccata vivacità sembra essere però oscurata da un fatto che si cela nel luogo di confine tra storia e leggenda: si narra che il 16 agosto 1728, durante una messa nella chiesa dei Santi Apostoli, nel sestriere Cannaregio, sotto ai piedi di Benedetto, si spezza la lapide di una tomba dove cade e rimane svenuto per qualche tempo. Questo episodio viene interpretato dal compositore come un segno fortemente simbolico che lo spinge verso una ricerca mistica della redenzione allontanandolo progressivamente dalla vita sociale e anche dalla musica. Impressionato dalla sua morte apparente e dall’idea di una «sepoltura prematura», cercando notizie sui propri antenati, scopre che, due secoli prima, Girolamo Marcello era stato sepolto vivo nella chiesa dell’isola della Certosa per poi essere salvato. È con questo spirito che arriva a Brescia nel 1738, inviato come Camerlengo dalla Repubblica di Venezia.

Qui si dedica allo studio e alla meditazione, alla ricerca del sovraempirico. Vede nella musica una fonte di peccato, al punto da vietare al figlio di intraprendere la carriera di musicista. Tra le ultime volontà c'è il bizzarro desiderio di essere sepolto seduto a una scrivania dotata di calamaio, carta, acciarino e di una cordicella collegata a un campanello per poter avvisare in caso di morte apparente. Benedetto Marcello muore di febbre malarica il 17 luglio 1739 e viene sepolto con tutti gli onori nella chiesa di San Giuseppe. Secondo altri il suo soggiorno a Brescia, allo scadere della vita, sarebbe stato pieno di vita, frequentazioni delle famiglie aristocratiche e apprezzamenti per i compositori locali. Tra i dati frammentari, confusi e contraddittori, rimane l’enigma della sua tomba ancora sigillata nel freddo pavimento di San Giuseppe. Ma è bello immaginarlo così: eternamente intento a comporre nuova musica.

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