brescia insolita

Il teatro delle marionette, Brescia, Cecchino e gli spettacoli in piazza Tebaldo Brusato

di Marco Tiraboschi
Una delle famiglie più antiche e attive è stata quella dei Muchetti che, tra l'altro, riscopre o forse inventa una tipica maschera ritenuta bresciana
Un antico teatro di marionette
Un antico teatro di marionette
Un antico teatro di marionette
Un antico teatro di marionette

Il teatro di figura, fatto di marionette, burattini e ombre ha un fascino eterno, un'origine che si perde tra le prime comunità umane quando le mani diventano personaggi che raccontano storie ingigantite tra le ombre dei grandi fuochi eterni mantenuti accesi per proteggersi e scaldarsi. Nere divinità che si profilano enormi sulle umide pareti di ripari e grotte dopo lunghe giornate di caccia e raccolta di frutti per nutrirsi. Ombre che raccontano storie di dei e natura, mani che nel tempo si fanno guantate mutandosi in figure umanoidi che danno origine al burattino. Un'estensione del braccio umano che si fa poi più complessa e meccanica con fili, bacchette e meccanismi, proiezione di sé, dell'altro e del divino. Dalla grotta al tempio, in Egitto e poi in Grecia, alla luce tremula dei bracieri, grandi divinità antiche muovono braccia e bocche, si animano e oracolano davanti ai fedeli rapiti.

Nel mondo romano le «bambole animate» perdono il loro carattere religioso per diventare oggetto ludico e creativo: i personaggi descritti, oltre che per la pancia prominente e la gobba, sono caratterizzati da un fallo enorme, a ricordo degli antichi culti in favore di Osiris descritti da Erodoto. Il teatro dei burattini, in occidente, nell'età moderna, ha un grande successo a partire dal XVIII secolo: è una forma d'arte popolare spesso realizzata da gente del popolo. È un mezzo di intrattenimento ma anche di diffusione culturale, morale e ideologica che muta forma al mutare delle epoche.

A Brescia compagnie girovaghe con i loro «castelletti» di legno dipinto, inscenavano spettacoli nelle piazze dei paesi e cortili delle cascine facendo rivivere i personaggi della commedia dell'arte. I pupazzi sono popolarmente detti «toti» o «gioppini», dal nome di una delle maschere più note. Una delle famiglie più antiche e attive è stata quella dei Muchetti che, tra l'altro, riscopre o forse inventa una tipica maschera ritenuta bresciana: Cecchino. Cecchino è un contadino furbo e indipendente, nato nel periodo della dominazione austro-ungarica, incarna le caratteristiche comuni del bresciano. È stato protagonista, tra le altre commedie, de «Il Tarlàn de la moscova», nella quale, turlupinato, senza scomporsi, faceva pagare ad altri l'imbroglio, uscendone sempre indenne.

La famiglia Muchetti è attiva dalla metà del Settecento agli anni '60 del Novecento, quando, soppiantato dall'avanzare prima del cinema e poi della televisione, il teatro delle marionette sembra perdere il suo potere evocativo. In città un teatro importante è stato quello dei burattini di Luca Cantura, figlio di contadini, attivo tra gli anni '20 e '30 del '900. Si trovava in piazza Tebaldo Brusato, davanti al palchetto una ventina di panche e un cartello che recitava: «Luca Cantura burattinaio. La critica è facile, l'arte è difficile. Pagate e compatite».

Proprio agli inizi del '900, in un'epoca nella quale tutte le espressioni artistiche stanno andando incontro a una dissoluzione, viene riscoperta l'umile arte dei burattini e delle marionette. Così nel mondo dell'avanguardia artistica e degli intellettuali si fa strada il vecchio teatro popolare a cui si ispirano tra gli altri Picasso, lo Stravinskji di Petruska, Alfred Jarry per il suo Ubu roi. La marionetta da popolare simulacro del reale, grazie ai suoi movimenti meccanici, diventa comunque uno strumento per spersonalizzare la realtà portando su un altro piano dimensionale l'attore, proiettandolo verso il futuro.

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