brescia insolita

Brigida Avogadro, «amazzone combattente» di Brescia

di Marco Tiraboschi
È tra le poche donne cui sono state intitolate vie della città. Pressoché dimenticata, anticamente ha avuto un ruolo cruciale nella salvezza di Brescia
Brigida Avogadro, la Giovanna d'Arco bresciana
Brigida Avogadro, la Giovanna d'Arco bresciana
Brigida Avogadro, la Giovanna d'Arco bresciana
Brigida Avogadro, la Giovanna d'Arco bresciana

A Brescia, come nel resto d'Italia, è difficile incontrare una via o una piazza che non sia intitolata a un personaggio maschile della storia cittadina. L'uomo ha per millenni dominato decidendo coscientemente di mantenere il femminile circoscritto a specifiche funzioni legate soprattutto all'ambito familiare o a lavori particolarmente destinati alle donne. Nella sfera politica, del pensiero, dell'arte e della scienza sono rarissimi gli esempi di spazi «concessi» a quello che Simone de Beauvoir ha definito «Il secondo sesso». Oggi fortunatamente si parla parecchio della questione di genere, ma l'Italia rimane uno dei Paesi occidentali più sottosviluppati da questo punto di vista. È ancora radicata la tendenza, a volte anche nelle stesse donne, a credere che la femmina sia meno capace del maschio e che quindi meriti meno indipendenza, meno ruoli di responsabilità, meno opportunità.

Tra le poche donne ricordate nelle vie di Brescia c'è Brigida Avogadro, donna oggi pressoché dimenticata ma che anticamente ha avuto un ruolo cruciale nella salvezza della città. Definita «Amazzone combattente» nel contesto del lungo assedio attuato da Nicolò Piccinino nel 1438, il suo ruolo è stato mitizzato dal popolo e dalle cronache. Solo in tempi relativamente recenti si è scoperto che Brigida Avogadro era discendente dalla potente e sanguinaria famiglia Lodron, proveniente dai territori a nord del lago d'Idro. I Lodron, di stirpe guerriera, facevano risalire le proprie origini nelle nebbie del mito, all'antica Roma, e vantavano antenati Crociati in Terra Santa. Forse figlia, o sorella, di Paride Lodron detto «il grande», primo ad allearsi con Venezia, sposa nel 1423 Pietro Avogadro detto il «salvatore della patria».

Brigida è ricordata per le gesta eroiche compiute sulle mura di Brescia durante l'assedio da parte degli Sforza. Le cronache coeve e successive narrano, tra mito e realtà, che in armi, guidasse sia le donne nobili che quelle del popolo a difesa della città, che abbia organizzato gruppi di soccorso ai feriti e gruppi di donne che, di notte, riparavano le mura danneggiate dall'esercito attaccante. Brigida Avogadro è descritta come «donna dall'animo eccezionale, così eroica da rivelare quasi una virtù virile, più che femminile». Come sempre la tendenza è quella di vedere le donne «di valore» come simili agli uomini.

La conferma storica degli eventi si trova nella documentata assegnazione all'eroina di un vitalizio mensile di dieci fiorini per il valore nella difesa di Brescia, cosa piuttosto insolita per una donna. Eroina in armi alla Giovanna D'Arco, arsa al rogo solo pochi anni prima, troviamo Brigida ritratta dal Tintoretto sul soffitto della Sala del Maggior Consilio a Venezia, mentre difende Brescia dall'alto delle mura.

Un altro importante quadro, dipinto da Giacomo Ceruti, che la raffigurava in combattimento, era presente in Broletto, ma purtroppo è andato distrutto durante le sommosse della rivoluzione bresciana nel 1797. La figura di Brigida Avogadro, tra storia e leggenda, pur essendo anche stata utilizzata a scopi propagandistici, è diventata simbolo e fonte di ispirazione per tante donne, dal '400 fino ai tempi delle Dieci giornate, per poi cadere nell'oblio. Oggi, in un' epoca dove finalmente si mettono in piazza le problematiche di una dominante cultura «sessista», sarebbe interessante riscoprire questo personaggio unico e storicamente importante, che ha rappresentato un forte momento di rivalsa per le donne bresciane.

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