Carla Voltolina grande donna da ricordare

Gentile direttore, si dice comunemente che la donna è l'altra metà del cielo, ma purtroppo questo cielo non splende ancora di luce propizia per gran parte delle donne. Sono molti e drammatici i motivi che impediscono una vita dignitosa, il realizzarsi non solo di pari opportunità, utilizzo di risorse ed autodeterminazione, spesso dei più elementari diritti umani. In occasione dell'8 marzo 2021, festa internazionale della donna, rivolgo a tutte bresciane i miei più fervidi e affettuosi auguri di amore, benessere, gioia, sereno lavoro, felicità e pace. Ma in questo 8 marzo voglio rendere un commosso pensiero in ricordo e omaggio a una grande donna, mi riferisco a Carla Voltolina, la partigiana First Lady ci aveva lasciati in silenzio, in punta di piedi, nel segno della riservatezza e della semplicità. Mi sembra giusto affermare semplicemente che Carla Voltolina, morta a Roma il 6 dicembre 2005 a 84 anni, moglie di Sandro Pertini, è stata una donna di alte virtù, che ha fatto onore al suo Paese. E non perché - non solo perché - il suo secondo nome, da lei usato solo dopo la scomparsa, in questi 16 anni ho atteso invano che qualche autorevole rappresentate dell'istituzione di Brescia, città decorata di medaglia d'argento al valore militare nella lotta di liberazione nazionale, la ricordasse: invece nulla, solo il silenzio. Sono sicuro che la partigiana Carla, proprio perché donna, di alte virtù sarà contenta lo stesso anche se a ricordarla è stato in questi 16 anni il sottoscritto. Carla Voltolina nasce a Torino da una classica famiglia borghese. Studia ed eccelle nello sport, in particolare nel nuoto. Una vita in cui gli eventi e un carattere che la spinge a scelte precise, anche se rischiose, daranno una svolta netta. Dopo il 25 luglio 1943, alla caduta del regime fascista, Carla prende contatto con il movimento socialista e dopo l'8 settembre 1943, mentre l'Italia cade sotto l'occupazione nazista, viene mandato a Roma, dove il comando delle formazioni partigiane socialista sta organizzando i lanci di armi e munizioni da parte degli alleati. Passano i mesi. Nel marzo 1944 Carla Voltolina va in missione a Visso (Appennino Marchigiano). Qui si ferma alcuni giorni, probabilmente troppi perché va detto, Carla è una ragazza che si fa notare, molto: bellissima alta con una sfolgorante corona di capelli ramati, di «clandestino» non ha nulla. E i tedeschi tengono d'occhio Visso e i suoi dintorni con agenti travestiti da prigionieri alleati evasi, e qualche spia. «Meglio se torni a Roma o vieni in montagna» le dice il comando partigiano. Ma le «SS» arrivano prima, la portano via. Per fortuna non ha armi, carte compromettenti. Si finge malata e con l'aiuto di un medico riesce a fuggire. Da Roma, dove è nuovamente attiva, si trasferisce a Milano e qui incontra Sandro Pertini. Ancora la resistenza, e finalmente la liberazione. Il 6 giugno 1946 Carla e Sandro si sposano. Da partigiana decorata (Croce di guerra, Cavaliere di gran croce dell'ordine equestre di sant'Agata) diventa giornalista nella redazione de Il Lavoro di Genova, poi di noi donne, settimanale dell'Udi, firmandosi Carla Barberis, il cognome della madre. Sempre combattiva, perché la grinta non l'abbandona mai. Con Lina Merlin pubblica «Lettere dalle case chiuse», un libro-inchiesta in appoggio all'abolizione delle case di tolleranza. Si laurea in Scienze politiche e in psicologia, intraprende una carriera di psicoterapeuta nei centri clinici e nei servi sociali a Roma e Firenze. Con il marito un'unione molto forte, stessa fede politica, ma strade professionali separate. Nel 1978, Sandro Pertini è eletto Presidente della Repubblica e lei precisa subito che al quirinale non metterà mai piede: «Sono felice che Sandro sia presidente, ma io non voglio apparire», dice. Alla morte del marito, nel 1990, Carla Voltolina diventa Carla Pertini: per mantenere viva memoria, antifascismo e socialismo, democrazia. Si occupa della fondazione Pertini a Firenze e del museo Pertini a Savona. Quando il suo partito viene colpito da tangentopoli dichiara: «Sto dalla parte dei giudici. I ladri vanno puniti». Il 25 aprile 2005, il Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, lo volle accanto in piazza Duomo a Milano e la salutò a nome di tutti gli italiani. Un mese prima aveva aderito a un appello contro le modifiche alla Costituzione «da contrastare, se necessario con lo strumento referendario». Due settimane prima di morire si era recata a Torino per consegnare al museo dell'automobile la vecchia Fiat 500 rossa (anno 1962), unica posseduta dai coniugi Pertini. Aveva voluto fare quel viaggio, nonostante il grande freddo e la neve. Grazie carissima Carla, il mio è il grazie commosso a una grande donna, indimenticabile figura antifascista, la tua è stata davvero una vita spesa per la libertà, per la democrazia e per l'emancipazione delle donne. Dove sono finiti questi valori? Quanto detto fin qui: perché i giovani sappiano e i vecchi ricordino. Renato Bettinzioli ANPPIA-Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti

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