brescia insolita

Carlo Battisti, da Magasa al film «Umberto D» diretto da Vittorio De Sica

di Marco Tiraboschi
Pochi sanno che il glottologo, diventato protagonista di "Umberto D", uno dei massimi capolavori del cinema diretto da De Sica, venne inviato nel 1913 a Magasa per studiare i dialetti dei territori italiani
Carlo Battisti in un fotogramma del film "Umberto D. di Vittorio de Sica
Carlo Battisti in un fotogramma del film "Umberto D. di Vittorio de Sica
Carlo Battisti in un fotogramma del film "Umberto D. di Vittorio de Sica
Carlo Battisti in un fotogramma del film "Umberto D. di Vittorio de Sica

«Un caso davvero indimenticabile è quello di Umberto D., in cui Vittorio De Sica ha trasformato in attore nientemeno che un professore dell’Università di Roma...». È l’inizio di un articolo scritto dal premio Nobel per la letteratura, Gabriel Garcia Marquez, che descrive il surreale incontro tra De Sica, genio del cinema neorealista, e il glottologo Carlo Battisti che, seppur riluttante, diventerà protagonista di Umberto D., uno dei massimi capolavori dell’arte cinematografica, considerato da buona parte della critica una delle migliori opere cinematografiche di De Sica e uno dei capolavori del Neorealismo nel cinema. Uno di quei film che, confrontato al cinema italiano di oggi, sembra stato realizzato su di un altro pianeta. Una pellicola che già allora, nel 1952, acclamata dalla critica, era evitata dal pubblico che la trovava, nell’ottica di un incipiente boom economico, «triste». Un film che fa discutere e che spinge Giulio Andreotti, all’epoca sottosegretario allo Spettacolo a dichiarare che De Sica rendeva «un pessimo servizio alla sua patria». Il professor Carlo Battisti impiega ben tre mesi a convincersi ad accettare di diventare attore e creare così uno dei personaggi più intensi della storia del cinema. Nato a Trento nel 1882, e quindi austro-ungarico di nascita, nonostante sia estremamente autorevole nel proprio campo, è un uomo schivo e gentile, il volto ideale per il personaggio ideato da Zavattini.

Pochi bresciani sanno che il celebre glottologo nel 1913, trentunenne, viene inviato dall’impero a studiare i dialetti dei territori italiani sotto il proprio dominio. Si ritrova quindi per due settimane residente a Magasa. Usando il piccolo abitato come base percorre ogni ramo della Val Vestino, tra boschi e sentieri, visitando vecchi carbonai e vaccari. Compie ricerche glottologiche sul campo utilizzando dei metodi, per l’epoca, modernissimi e assimilando pienamente il suono di quella che è una lingua «a sé». La valle, con i suoi segreti, gli racconta le storie folkloristiche e le leggende che si sono accumulate nei secoli, forse da millenni. Il territorio, estremamente interessante dal punto di vista linguistico e tradizionale da origine al suo saggio, scritto in tedesco: «Die Mundart von Valvestino. Ein Reisebericht», ovvero: «la parlata della Valvestino. Resoconto di un viaggio». Così nel testo gli abitanti di Magasa sono chiamati «trombù», tromboni, mentre quelli di Persone sono detti «striù», stregoni, a riconfermare la sinistra fama stregonesca che da sempre ammanta la valle. E poi storie, come quella riportata poi sulla rivista Lares: «Ancora nella metà del XIX secolo in alcuni paesi delle nostre montagne (Val Vestino) durava ancora la credenza che intorno ad alcuni alberi distinti per la loro grandezza e vetustà, si tenessero durante la notte raduni di streghe e stregoni, ed alcuni di quegli alberi furono abbattuti onde rendere praticabile ed abitabile quel luogo».

Il libro, che contiene più di settecento vocaboli diventa anche un utile riferimento per comunicare con gli abitanti della valle, chiusi da sempre nel proprio idioma dialettale, ma posti sul confine tra due culture e due linguaggi con i quali devono intrattenere rapporti commerciali e politici. Magasa resta quindi per Carlo Battisti uno dei punti d’inizio della sua carriera di studioso del linguaggio che lo porterà, tra gloria e scivoloni, ai vertici di questa scienza e che, per un attimo, lo trasformerà in attore, rendendolo incidentalmente uno dei volti cinematografici più potenti del secolo.

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