Ecco perché diciamo «no» al suo ritorno in piazza

Egregio direttore, in questi giorni alcuni esponenti politici di destra hanno richiesto che la statua «Era fascista» (il cosiddetto Bigio) venga riposizionata in piazza Vittoria sostenendo che «nascondere le statue, rimuoverle perché sono testimonianza di un passato di cui ci si vergogna è un affronto alla cultura e alla storia» e che i tempi sono maturi perché la società superi le contrapposizioni ideologiche. Ricordiamo che il Bigio fu rimosso nell'ottobre del 1945 con una delibera del Consiglio comunale di Brescia in quanto simbolo del ventennio fascista. Tale decisione voleva rappresentare, anche dal punto di vista simbolico, una rottura con i disvalori del fascismo e l'inizio di una nuova epoca democratica che avrebbe trovato nel 1948 il suo compimento nella Costituzione antifascista e repubblicana permeata da princìpi di uguaglianza, libertà e solidarietà. Riposizionare oggi tale statua con pseudo argomentazioni «artistiche» è uno schiaffo per Brescia, città medaglia d'argento al valor militare per la lotta partigiana. Il luogo, per di più, si trova a pochi passi dalla stele che ricorda i morti del 28 maggio 1974, uccisi dall’eversione stragista neofascista, cittadini democratici e antifascisti che la città ogni anno ricorda e di cui si appresta a celebrare il cinquantenario. Il circolo di Brescia Libertà & Giustizia ribadisce quindi la ferma contrarietà alla ricollocazione in piazza Vittoria della scultura. Gisella Bottoli Coordinatrice Circolo Libertà & Giustizia di Brescia

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