Il bisogno di far migliorare persone e social

di Claudio Maffei

Tra le frasi celebri espresse da Umberto Eco prima della sua scomparsa, è rimasta molto diffusa sui social, la seguente: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel». È attuale in parte. Gli intellettuali non sempre ci azzeccano. Anche se Umberto era uno che considero nei piani alti per intelligenza. I social media, sono i bar del nuovo millennio? Forse, tuttavia anche quelli come me che non frequentavano i bar, ne facciamo parte. Anzi tutti, ma proprio tutti ne fanno parte, anche quelli che mentono dicendo che loro no, no no, loro non li frequentano. Tutti, proprio tutti: politici, vip, giornalisti, indignati via social, o contro i social. Sai cosa manca, l'unico che manca davvero, tranne qualche rarissima eccezione? Manca qualcuno che si spenda nei social per far crescere, migliorare, progredire le persone. E quindi anche i social. Ecco il ruolo di un intellettuale cosciente, il ruolo che avrebbe dovuto ritagliarsi Umberto Eco, anzichè ergersi a giudice di noi poveri sottosviluppati sui social. Penso invece a Pierpaolo Pasolini, che frequentava le periferie, che giocava a pallone con i ragazzi per strada, e penso che se fosse vivo, frequenterebbe i social con più nobili intenti. Claudio Maffei

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