La storia deve essere innanzitutto studiata

Gentile direttore, la polemica sul ritorno del «Bigio» in piazza Vittoria sta raggiungendo livelli troppo surriscaldati, anche se la sindaca Laura Castelletti un tempo si era dichiarata disposta alla sua ricollocazione in loco. Ora Palladino, dice la sua, ma credo che la possa dire solo nel caso che assieme alla statua sua ritorni il denaro preso dai bresciani. Arturo Dazzi (1881-1966), nell’arco della sua lunga e operosa esistenza raccolse onori ed affermazioni per la sua arte di scultore e fu uno dei più prestigiosi artisti italiani nel periodo anteguerra. Tra le sue opere più importanti ricordiamo, fra l’altro, «I Costruttori» presente nella Galleria d’Arte Moderna in Roma; ed ancora, la stele di cinque metri, «La Radio con il cuore del mondo in mano» ordinatagli per l’esposizione di Nuova York nel 1937 e collocata successivamente nella grande piazza dell’Eur; la stele al Principe Salviati, e la sua opera più monumentale, il gigantesco obelisco di 45 metri con 92 altorilievi dedicato a Guglielmo Marconi, un’opera che richiese un ventennio di lavoro e di impegno. A pochi mesi dalla sua morte, portò a termine uno splendido monumento a Dante Alighieri. Tra gli anni ’60 e ’70 una mostra antologica allestita a Milano, ha rivelato al pubblico più vasto il notevole contributo che Arturo Dazzi, noto esclusivamente come scultore, ha dato alla pittura contemporanea. Un artista completo a tutto campo dunque, e vorrei soffermarmi sull’importanza della luce che lui diede anche alla scultura. Non poteva essere dato un messaggio più profondo di questo per chi sa capire e udire: al di là di una ottica borghesemente piatta o utilitaristica cui ha assuefatti certa arte, al di là di una posizione, spesso di comodo, a sua volta riducente l’uomo a una sorte di animale economico, rimpicciolendolo, legandolo ad un autocompiacimento della propria miseria, ecco un’arte in cui il senso della vita come pienezza di sensazioni, come celebrazione dello Spirito e dell’Immaginazione, è sempre avvertito nella sua realtà e amato in sè con una tensione che non cede mai a stanchezza, a ripiegamenti proprio perchè si pone al di là del bene e del male. Uomo sì; forse fascista, ma uomo perchè umano. La Luce è tutto, ripeteva, anche nella scultura. Non fu un artista minore, minori sono da considerare altri. Dimenticavo, queste note su di lui, le hanno scritte altri artisti quali Balla, Boccioni, Fontana e un certo De Chirico. L’ex sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, dice di no al ritorno del «Bigio» in piazza Vittoria con l’alibi che la «storia va rispettata», ma credo che la storia vada innanzitutto studiata, non le sembra signor ex sindaco? Gianluigi Pezzali Salò

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