BRESCIA INSOLITA

La «Tor dei Pagà» tra storia e leggenda

di Marco Tiraboschi
Situata alla ragguardevole altitudine di 2200 metri, ai piedi dell’imponente Cima Bles, nel territorio di Vione, è uno dei siti archeologici a maggior altitudine d’Europa
La Tor dei Paigà
La Tor dei Paigà
La Tor dei Paigà
La Tor dei Paigà

Le storie e le leggende bresciane spesso possono portare parecchio in alto, in quei luoghi tersi tra il profondo blu e le verdi screziature dove ancora è la natura a dominare, dove l’intervento umano è ancora limitato, quasi un’anomalia. Proprio la stranezza dei ruderi di un’antica struttura umana e il ricordo confuso e sbiadito di eventi passati devono aver fatto nascere delle durature leggende riguardo alla Tor dei Pagà, situata alla ragguardevole altitudine di 2200 metri, ai piedi dell’imponente Cima Bles, nel territorio di Vione. Uno dei siti archeologici a maggior altitudine d’Europa. Al confine tra il bosco e il pascolo d’alta quota i cumuli di macerie di evidenti strutture fortificate, sferzati dal vento o sepolti dalla neve hanno fatto nascere la storia, già riportata nel XVII secolo, che in questo posto isolato si fossero rifugiati gli ultimi pagani perseguitati, per cercare di resistere fino all’ultimo alla cristianizzazione della Valle ad opera di Carlo Magno.

Un’oscura e affascinante narrazione durata nei secoli e nella quale si è cominciato a far luce solo alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, grazie ai rilievi dell’archeologo Mirabella-Roberti che ha parzialmente individuato la planimetria degli edifici crollati. Ma è principalmente negli ultimi quindi anni che gran parte degli enigmi legati a questo luogo sono stati risolti grazie a diverse campagne di scavo. Sorprendentemente si è scoperto che, al di là delle evidenti strutture medievali visibili, qui i pagani hanno effettivamente lasciato le loro tracce: più di mille anni prima che fossero costruite le torri, gli abitanti della valle hanno frequentato il sito in era preistorica, tra la prima e la media età del ferro.

Con tutta probabilità era utilizzato per offerte votive alle divinità, forse per propiziare i pascoli, il raccolto o la fertilità degli animali. Questi luoghi sono definiti Brandopferplatz, roghi votivi in alta quota dove venivano accesi grandi falò e vi venivano bruciate offerte vegetali o animali, ma potevano essere offerti anche oggetti di uso quotidiano. In alcuni casi sono stati trovati resti di ossa che possono far pensare a sacrifici umani. Alla Tor dei pagà sono stati trovati resti carbonizzati di spighe, ossa animali, fibule e altri oggetti in bronzo completamente deformati dal calore, oltre a resti di ceramiche in frantumi. Queste erano utilizzate per offrire agli dei liquidi dei quali non è rimasta traccia, probabilmente latte o il sangue degli animali sacrificati. Dopo aver versato il liquido la coppa veniva ritualmente rotta nel fuoco, lo stesso accadeva per gli oggetti che venivano spesso spezzati prima di essere bruciati. Poi, dopo un lunghissimo periodo di abbandono, nel 1200, nuovi uomini costruiscono delle torri, strutture difensive che sono servite probabilmente come rifugio per l’aristocrazia locale in un periodo storicamente «caldo».

Sono state utilizzate per un periodo relativamente breve, meno di un secolo, e grazie alle moderne e raffinate tecniche di scavo e studio è stato possibile ricostruire dettagli della vita che qui si svolgeva. Sono stati trovati oggetti come chiavi di mobili, bicchieri, ceramiche e addirittura una candela, nella cui cera erano imprigionati pollini che, una volta studiati, hanno prodotto una panoramica della flora presente all’epoca. La tradizione ha quindi, in questo caso, saputo mescolare gli avvenimenti religiosi più remoti con quelli medievali e con la figura ormai mitica di Carlo Magno, creando qualcosa di diverso, di inedito e creativo.

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