Lotta ai tumori e informazione

Egregio direttore, ho sempre pensato che l’informazione sia un irrinunciabile strumento di conoscenza per i cittadini e che debba essere corretta e attenta ai bisogni e ai problemi sociali. Purtroppo mi devo ricredere, quando constato che notizie di altissima rilevanza sociale vengono quasi completamente ignorate. Mi riferisco ai risultati dello studio Nelson, presentati a Toronto nel mese di settembre al congresso mondiale sul cancro del polmone, che confermavano la necessità di un programma nazionale di screening con TC del torace a bassa dose di radiazioni per la diagnosi precoce di questa neoplasia, a causa della quale si contano in Italia oltre 33 mila morti ogni anno. Non è una notiziola da ultima pagina e neppure da trafiletto: è stato scientificamente provato che il cancro del polmone, neoplasia che non dà sintomi e che si palesa quando è in stadio avanzato e difficilmente resecabile, ha finalmente la possibilità per eliminare l’alto tasso di mortalità scoprendola quando è in stadio iniziale. Quando si parla di cancro del polmone, i media dimenticano troppo spesso il nuovo volto di questa neoplasia: non è più strettamente legata al fumo (invece sui media il riferimento alla sigaretta è costante), non è mortale (i progressi della medicina personalizzata hanno l’obiettivo di cronicizzare la malattia), colpisce chiunque (giovane o meno giovane, uomo o donna, fumatore o mai fumatore: basta che respiri). Ma alla nuova notizia, socialmente importante, che avrebbe dovuto essere ripresa e approfondita, non viene dato lo spazio e la visibilità dovuta. Lo stesso dicasi per l’invito della Iaslc, Associazione internazionale per lo studio del cancro del polmone che ad ottobre si rivolge ai leader internazionali, ai governi, ai sistemi sanitari e alle altre parti interessate a implementare programmi globali di screening del cancro del polmone, come per il cancro al seno (mammografia) e il cancro del colon (colonscopia) che salvano la vita di innumerevoli individui. Notizia che ha dello storico per il cancro del polmone: per la prima volta in Europa viene detto che è tempo dello screening per il Big Killer. Ma anche qui silenzio generale. Un’unica voce si alza nel deserto generale, quella dell’associazione di paziente Alcase Italia. Ora non può che concordare con me che questa notizia avrebbe dovuto essere presentata alla popolazione, più volte ripresa e anche enfatizzata, sia per formare le coscienze dei cittadini che cancro del polmone non equivale più a morte certa sia per incidere sulle scelte di chi ha il potere di decidere l’attivazione dello screening che salverebbe ogni anno la vita a migliaia di italiani. Le chiedo: non si sente un po’ responsabile di negare questa comunicazione al grande pubblico? Non si tratta di mera divulgazione scientifica, perché ha la ricaduta sulla vita quotidiana dei cittadini, ma di informazione dovuta affinché tutti siano al corrente di una nuova possibilità di prevenzione secondaria, offerta oggi solo ad alcuni tipi di cancro. Non ci sono neoplasie di serie A e di serie B. Quando è possibile cambiare in meglio la vita e la salute della popolazione, i mezzi di informazione devono fare la loro parte. Deanna Gatta (m.b.) Carissima lettrice, può essere vero che alcuni media abbiano una scarsa attenzione verso alcune notizie «spiacevoli» perchè mettono chi legge di fronte al tema della malattia, se non al dramma della morte: argomenti che ad alcuni lettori suggeriscono l’immediata tentazione di voltar pagina. Noi possiamo rispondere per Bresciaoggi, non per gli altri. Ebbene: al di là del congresso mondiale di Toronto (in Canada!), solo negli ultimi 12 giorni per due volte abbiamo riservato il titolo e la foto principali della nostra prima pagina alla lotta ai tumori. Sabato 3 novembre con il felice annuncio della sciatrice di Elena Fanchini di aver «vinto il cancro» e l’altro ieri, martedì 13, con la notizia dell’ acquisto da parte degli Spedali Civili di Brescia della «nuova arma contro i tumori», un macchinario di ultima generazione che costa quasi 5 milioni di euro. In precedenza analoghi spazi erano stati dedicati alla sfida alla malattia della «Iena» bresciana Nadia Toffa. E quotidianamente le pagine della Cronaca e della Provincia riportano notizie sul tema, dando conto dell’attività (e pure delle problematiche) dei presidi sanitari bresciani e dello straordinario impegno delle numerose associazioni di volontariato che operano meritoriamente sul territorio provinciale nel campo dell’as- sistenza ai malati e del sostegno alla ricerca. Si può fare di può? Sempre. A partire, dall’ iniziativa benefica che oggi presentiamo a pagina 17 (che non riguarda i pazienti oncologici, ma guarda comunque al mondo delle fragilità) e dal più sincero abbraccio e dal più grande «in bocca al lupo» che attraverso le pagine del giornale mandiamo a tutti i pazienti oncologici (e di mille altre patologie) che nel cuor ci stanno.

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