Mia nonna e le norme di sicurezza

di Pietro Castrini

Gentile direttore, Le scrivo per metterLa al corrente di fatti, dei quali sono stato testimone e che riguardano la gestione di mia nonna da parte dell’Ospedale di Desenzano del Garda. Premetto che condivido il fatto che l’ospedale abbia un rigido, quanto giusto protocollo per le visite dei parenti: una persona, una volta al giorno dalle 13 alle 14, con Green pass rafforzato e tampone valido per 48 ore. Questi sono i fatti. Mia nonna è stata ricoverata d’urgenza la notte del 28 dicembre 2021. All’entrata nella struttura è stata trattenuta in Pronto soccorso e sottoposta a tampone. Nel pomeriggio del 29 è stata trasferita nel reparto di Medicina, dove è rimasta sino alle dimissioni avvenute alle ore 10 di lunedì 10 gennaio. Con l’ambulanza, da noi prenotata, è stata riportata a casa, dove è arrivata circa 30 minuti dopo. Sin qui, a parte il fatto che non è stata neppure vestita, ma lasciata in camicia da notte e messa così sulla barella (con un’evidente tosse), non ci sarebbe nulla di strano. Ma, due ore e mezza dopo, alle ore 13, mia madre riceve la telefonata del Primario di medicina, Dott. F. Bonfante, con la quale le comunica che il tampone covid della nonna è risultato positivo. Tanta era la fretta di liberarsi di una anziana degente, che neppure hanno atteso il risultato del tampone, mettendo a repentaglio la salute del personale addetto al trasporto e dei familiari che la accudiscono! Si immagini se al posto di rientrare nella sua abitazione fosse stata inserita in una Rsa con pazienti fragili e facili al contagio. Con tutta evidenza mia nonna ha contratto il virus all’interno del reparto di medicina. Ci sorge, perciò, spontanea la domanda se per il Covid vengano controllati solo i parenti in visita o anche il personale interno e se un tale, frettoloso modo di fare possa essere considerato, oltre che rispettoso, in linea con le più elementari norme di sicurezza. Pietro Castrini Dottore in Fisioterapia Pozzolengo

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