Piazza Vittoria: ora una statua della Vittoria Alata

Egregio direttore, mi rivolgo alla prima cittadina Laura Castelletti e al Consiglio comunale. Vorrei presentare la mia idea riguardo il posizionamento in piazza Vittoria di una grande statua marmorea e/o altro materiale che svetti, con un’effige della Vittoria Alata che possa essere realizzata grazie a un concorso di idee da parte di laboratori universitari e/o artigiani del marmo, per la realizzazione. Un simbolo che racconta attraverso la sua figura millenaria la storia dell’antica Brixia. Una statua rappresentante la Vittoria, ritrovata proprio in suolo Bresciano: quale miglior simbolo può rappresentare e personificare una piazza dedicata alla Vittoria? Una Vittoria Alata che esce dallo scrigno di Santa Giulia e ci mostra come incamminarci nella memoria, come uscire dal mito e dal racconto per entrare dentro la storia. Una Vittoria Alata che ci trasmette sensazioni che da quella piazza possa partire, un messaggio di buon lavoro ai «caschi blu della cultura». Una Vittoria Alata per trovare pace tra i vinti e i vincitori, con le altre piazze di stragi impunite. Una Vittoria Alata per non dimenticare ma ci indica ad avere forza nel proseguire. Il mio pensiero vola al maestro Primo Levi, ai sacerdoti, alle suore e ai vescovi, come se la loro testimonianza fosse rivolta a donne e uomini per coinvolgere tutte le generazioni e concentrandosi sul senso da dare a questi anni di tregua: questo implica la consapevolezza che la nostra riconquista dell’umano, l’insediamento della vera pace, oggi, dipende dalla profondità con cui avremo esplorato gli abissi di ieri e dalle conseguenze che ne avremo tratto. Molte opere editoriali sono venute alla luce in questo periodo di Capitale della Cultura, per rievocare eventi storici; alcune, in modo particolare quelle di studiosi, iniziative in merito all’anno Capitale della Cultura, nel cercare di capire le ragioni dei perdenti ed il dramma vissuto nei giorni della «Liberazione». Ma molte, ancora troppe, celebrano una guerra civile, volendo ignorare le ragioni, i contenuti ideali, presenti anche nella parte perdente, pur sapendo che, per logica e per natura, quelle ragioni e quei contenuti sono insiti in tutti gli atti umani, in ogni momento della storia dell'umanità. Concludo con ciò che Cesare Pavese, pubblicò nel 1949: «Ho visto i nostri morti, ma ho visto anche i morti sconosciuti, quelli del nemico, quelli "repubblichini" sono questi che mi hanno svegliato qualcosa... Il nemico, anche vinto, è qualcuno, e dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l'ha sparso. Ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione. Al posto di un nostro nemico potremmo essere noi e non ci sarebbe differenza. Per questo ogni guerra è una guerra civile. E dico, se vogliamo ritornare a sperare e vivere, pietà, pietà anche per il nemico ucciso». Non so come verrà colta l’idea che propongo, nel frattempo mi pare di essere tornato un bambino che gioca nel tempo della propria città, di essermi divertito e stupito di ritrovare una piazza ornata da un monumento bello e insolito, come la Vittoria Alata, anche in grandi dimensioni (altezza 750 centimetri), seguendo il progetto di quel lontano artista Arturo Dazzi scultore e pittore. Celso Vassalini Brescia

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