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I «pozzi delle lame» (o dei rasoi) tra paura e fantasia

di Marco Tiraboschi
Il castello di Gorzone
Il castello di Gorzone
Il castello di Gorzone
Il castello di Gorzone

Storie e leggende che nascondono paure e desideri collettivi, storie che si trasformano per adattarsi ai tempi, che vogliono insegnare qualcosa o, nel peggiore dei casi, solo seminare terrore. Una storia interessante e ancora diffusa è quella dei «pozzi delle lame» o «pozzi dei rasoi». Secondo la credenza popolare si tratterebbe di terribili strumenti di tortura che consistevano in profonde cavità scavate nel terreno irte di affilatissime lame infisse nelle pareti o sul fondo, utilizzate al fine di causare la massima sofferenza e la morte nei malcapitati che vi venivano gettati.

Negli anni '80 del secolo scorso un'anziana signora ancora raccontava con sgomento di quando, da bambina, le capitava di alloggiare da dei parenti che vivevano nel castello di Maclodio e di come si usasse lanciare una monetina in un profondo pozzo per sentirla rimbalzare sulle fitte lame che lo riempivano. Li, anticamente, venivano gettate delle persone. Gli stessi pozzi infernali si trovano raccontati nel castello di Gorzone dove si aggiunge il tipico elemento sessuale, sempre gradito: un signorotto della casata dei Federici aveva l'abitudine di abusare delle belle fanciulle figlie dei contadini locali, per poi liberarsene gettandole nel pozzo.

Quando il tiranno morì nel proprio letto gli abitanti del villaggio gettarono il cadavere nel fiume ma questo tornava regolarmente per reclamare un pezzo di terra dove essere sepolto. Sembra che ancora non si ritenga soddisfatto.Altri pozzi delle lame sono raccontati a Rovato, in zona «Miramonte» e a Sale Marasino dove, a palazzo Martinengo, uno dei signori usava gettare nemici in un pozzo tagliente che dava sul lago dove i cadaveri marcivano mandando un odore nauseabondo. Queste macabre storie sono diffuse sul territorio italiano, soprattutto al nord, e coinvolgono anche personaggi storici.

Una storia racconta di un pozzo profondo cinquantacinque metri, che sarebbe stato fatto costruire nella fortezza di Castrocaro dalla lussuriosa Caterina Sforza, che lo avrebbe utilizzato per gettarvi gli amanti scomodi una volta soddisfatta. L'esistenza reale di questi strumenti di morte non è in alcun modo documentata storicamente, ne sono state trovate prove fisiche.Anticamente si usava infiggere pali acuminati o lance nei fossati attorno alle mura di castelli e fortificazioni per rallentare l'avanzata degli eserciti nemici o rendere più difficili gli assedi, ma non esistevano veri e propri «trabocchetti» in stile Indiana Jones.

Inoltre pare molto ingenuo pensare che chi voleva liberarsi di un corpo lo lasciasse in fondo a un pozzo rischiando terribili malattie e contaminazioni dell'acqua. Inoltre la presenza di lame metalliche in vicinanza o all'interno dell'acqua ne avrebbe determinato una rapida corrosione rendendole inefficaci. Si tratta con tutta probabilità di una pura invenzione popolare, ma questo non rende la leggenda meno interessante.

Cosa nascondono questi «miti» popolari? Il pozzo è un luogo comune a tutti i vecchi abitati, sotto gli occhi di tutti, è un luogo buio, angusto, umido, spesso frequentato da topi e altri animali sgraditi, certamente un posto orribile dove ritrovarsi. Inoltre si trova sottoterra, il regno dei morti, anticamente delle temute divinità ctonie e dell'Ade. La paura della caduta nel pozzo è unita al sospetto verso i potenti, verso quei signori che avevano diritto di vita o di morte sugli individui, quelli che vivevano isolati nei loro palazzi e castelli, conducevano una vita molle e viziata e ai quali i contadini, spesso, mandavano la figlia più bella a portare provviste. Una forma di prostituzione che nascondeva sottomissione ma anche odio.

Allora dalla fantasia nascono leggende piene di sadismo dove fanciulle vengono costrette a danzare nude prima di essere gettate del pozzo e morire. Immagini di efferatezza degne di Sade, ma che in realtà rappresentano paure collettive. Paure che traslate nella contemporaneità diventano leggende metropolitane dove il signore tiranno è sostituito da mani sconosciute mosse da cause ignote che posizionano lame e trappole per ferire bambini e innocenti, storie che ancora circolano e che non fanno che seminare terrore.

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