Santo Stefano, a Venezia la «chiesa dei bresciani»

di Marco Tiraboschi
L'edificio è un gioiello dell'architettura gotico-fiorita veneziana ed è ricca di opere d'arte di grande valore, tra le quali una celebre Ultima cena di Tintoretto
Santo Stefano e il soffitto a "carena di nave" della chiesa
Santo Stefano e il soffitto a "carena di nave" della chiesa
Santo Stefano e il soffitto a "carena di nave" della chiesa
Santo Stefano e il soffitto a "carena di nave" della chiesa

Venezia si muove lentamente tra le lievi onde della laguna, una città unica costruita sul fango, mattone su mattone, che rivela la propria instabilità nelle curiose angolazioni di alcune delle sue bellissime strutture. Una di quelle che spicca, un po' sghemba, tra le nebbia invernali, è l'antico campanile della chiesa di Santo Stefano, nel sestriere San Marco. Una torre di Pisa veneziana, inchinatasi alla vanità umana già al tempo della sua costruzione. La sua figura è una tipicità del paesaggio che rende Venezia ancora più affascinante e tenebrosa. Pochi sanno che la chiesa di Santo Stefano era detta «la chiesa dei bresciani».

Fin dal medioevo i commercianti della nostra città tenevano rapporti con Venezia, allora porta dell'Oriente, questi si incontravano e riunivano in quell'edificio. Nel tempo i bresciani di passaggio e residenti e sono diventati talmente numerosi che, successivamente, decidono di fondare una «Confraternita dei bresciani». Questa associazione religiosa e caritativa era attiva nel sostenere i bisognosi e i malati, oltre a preservare la cultura e le tradizioni della comunità bresciana nella città lagunare. Questi legami storici tra Santo Stefano a Venezia e Brescia testimoniano la presenza e l'influenza della comunità bresciana nella città, e la chiesa di Santo Stefano è stata un centro importante per gli incontri e le attività sociali di questa comunità.

L'edificio è un gioiello dell'architettura gotico-fiorita veneziana ed è ricca di opere d'arte di grande valore, tra le quali una celebre Ultima cena di Tintoretto. Tra le caratteristiche curiose, oltre al campanile inclinato, il magnifico soffitto ligneo a «carena di nave»: alzando lo sguardo pare di essere in un'altra dimensione, o in altro tempo, quello in cui Venezia dominava i mari grazie alla potenza delle sue innovazioni navali. Il modo di chiudere un edificio con una copertura dalla forma simile al fondo rovesciato di una nave è ispirato al grandioso palazzo della Ragione e al magnifico soffitto della chiesa degli eremitani di Padova. Ma l'idea arriva da molto lontano, dai viaggi che i veneziani hanno compiuto verso l'India, dove questa tecnica era applicata a templi e palazzi.

Un pezzo di sognante mistica orientale che invade l'occidente. La «chiesa dei bresciani» ha vissuto una storia piuttosto turbolenta, forse anche perché frequentata da gente di passaggio è stata teatro di risse, violenze e anche omicidi a causa dei quali, nel corso dei secoli, è stata sconsacrata per ben sei volte. Un'altra curiosità celata nell'edificio è il passaggio del Rio del Santissimo sotto l'abside. Questo passaggio, un'unicità veneziana, è percorribile dalle barche solo con la bassa marea perché altrimenti completamente invaso dell'acqua del canale. Il passaggio soprastante costituisce di fatto un ponte coperto simile a quello «dei sospiri», ma costruito a pelo d'acqua. La facciata gotica del tempio, che custodisce le spoglie del primo martire cristiano, per apparire grandiosa, sfrutta l'espediente di essere costruita a ridosso di uno stretto passaggio che ne costringe una visione ravvicinata, che spinge lo sguardo verso il cielo.

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