Una ferita destinata a rimanere sempre aperta

Gentile direttore, ci sono certe ferite che non si rimarginano mai e che nonostante il tempo mostrano ancora tracce nel tessuto sociale e sul corpo della giustizia italiana: la strage di via D’Amelio a Palermo è una di queste. Il 19 luglio ricorre il 31° Anniversario dell’Eccidio di via D’Amelio, uno dei peggiori attentati di stampo terroristico-mafioso avvenuto in Italia, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino, membro del pool antimafia, e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La responsabilità collettiva della memoria storica è anche e soprattutto ripercorrere pagine fosche del nostro passato per serbare vivo il ricordo di grandi uomini che si sono sacrificati per il bene del Paese e conservare e tramandare di questi ultimi i nobilissimi valori etico-civili. «È finito tutto», affermò sconfortato Antonino Caponnetto, il magistrato che creò e guidò il pool antimafia, uscendo dall’obitorio dopo l’ultimo saluto a Paolo, ma non poteva finire così, perché la speranza e il coraggio che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano consegnato in quegli anni ai cittadini desiderosi di giustizia e legalità iniziavano a produrre il vento del cambiamento culturale nella lotta alla mafia. E iniziò quella primavera delle coscienze di cui Caponnetto diventò il primo rappresentante della società civile, e scelse le scuole per portare avanti le idee dei magistrati uccisi dalla mafia. L’importanza di sviluppare tra i giovani il senso della legalità e il valore dell’impegno per la giustizia è espresso perfettamente nel discorso che tenne Borsellino il 25 giugno 1992 nella Biblioteca di Palermo in ricordo dell’amico Giovanni, discorso che tante volte Antonino Caponnetto ha ricordato agli studenti nelle varie scuole d’Italia: «Il primo problema da risolvere nella nostra bellissima e disgraziata terra è la necessità di un movimento culturale e morale che coinvolga tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e della complicità». Rosa Manco Cnddu

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