brescia insolita

Valcamonica, streghe e roghi senza ragione

di Marco Tiraboschi
Una incisione del 1591: streghe e diavolo
Una incisione del 1591: streghe e diavolo
Una incisione del 1591: streghe e diavolo
Una incisione del 1591: streghe e diavolo

Quella della strega è una figura costante nell’immaginario collettivo, è da sempre una macchia nera nelle paurose visioni notturne dei bambini, l’incarnazione del male. Archetipo che attinge fortemente alla simbologia inconscia, ha rapporti diretti, e carnali, con il demonio e quindi ne è rappresentazione. Anticamente il popolo credeva seriamente alle streghe, tanto da cercare in ogni modo di proteggersi da loro, ma anche di utilizzarle come espediente per screditare ed eliminare i rivali e i creditori a proprio piacimento. Solo a partire dall’epoca dei Lumi si comincia a riflettere seriamente su questo fenomeno, sganciandosi dalle superstizioni e dalle follie teologiche. Si inizia a considerare la stregoneria come una sacca di sopravvivenza di antichi culti pagani in luoghi dove la cristianizzazione ha faticato ad attecchire. È soprattutto nelle aree vallive dell’arco alpino, nelle comunità più chiuse e isolate, dove la «civilizzazione» ha faticato a penetrare, o dove il cristianesimo è stato fuso con gli usi precedenti che si annidano le pratiche «magiche».

La Valcamonica, con la sua storia antichissima, è il luogo ideale per la stregoneria. Diversi elementi fanno della Valle la casa ideale delle streghe: l’isolamento dei villaggi fra le oscure e sterminate foreste, la sopravvivenza di antichi culti, il paesaggio ricco di indecifrabili segni «magici» scolpiti sulla pietra, l’estrema povertà e l’ignoranza diffusa che fa credere a fenomeni occulti. L’allora boscoso passo del Tonale, che ha la singolare caratteristica di attirare una grande quantità di fulmini durante i temporali, diventa la sede ideale per il sabba, dove streghe e stregoni, probabilmente sotto l’effetto di qualche pianta allucinogena disponibile in zona, immaginano di volare a cavallo di manici di scopa o animali per veder sorgere il «signore delle tenebre» dalle fiamme di un grande falò. Le prime persecuzioni documentate nel bresciano sono nel XV secolo: è il 1485 quando l’inquisitore domenicano Antonio da Brescia denuncia l’esistenza dell’eresia a Edolo. Nel 1499 tre preti camuni (Martino Raimondi di Ossimo, Ermanno de Fostinibus di Breno, Donato de Buzolo di Paisco Loveno) sono condotti a Brescia e accusati di recarsi in Tonale con l'olio santo e le ostie consacrate per servire nelle messe nere.

Inoltre, vengono accusati di non somministrare l'estrema unzione, preferendo mandare i cari concittadini a bruciare all’inferno. Gli episodi più gravi avvengono nel XVI secolo: a Cemmo sono messe al rogo sette donne e un uomo nel 1505. Nel 1510 il crudele vescovo di Brescia Paolo Zane dà l’ordine di ardere 60 streghe, accusate di causare siccità e malattie. Nel 1518 siamo in odore di Riforma protestante, quindi la furia di una chiesa «messa in pericolo» si scatena: la valle si accende di fuochi che abbagliano la razionalità umana: tra Pisogne, Rogno, Cemmo, Edolo e Brescia, trovano la morte tra le 62 e le ottanta persone accusate di stregoneria. Questo delirio collettivo causa la morte ingiusta di quasi duecento innocenti, soprattutto donne, ma si stima che nella sola Valle Camonica gli adepti dell’ «eresia» fossero più di duemila.

I Camuni sono così descritti in una lettera dell’epoca «(...) luogo però più montano che pianura, luogo più sterile che fructuoso, et abitato da gente per la mazor parte più ignorante che altramente, gente gozuta, quasi tutta deforme al possibile senza alcuna regola del vivere civile.». Quindi una popolazione malvista per le proprie origini, per l’aspetto, per l’inciviltà. Ma cosa spingeva tutte queste persone a dedicarsi alle pratiche «stregonesche»? Pensare di ottenere dei poteri soprannaturali era probabilmente una forma di riscatto, soprattutto per le donne, verso la miserevole vita a cui erano costrette in una società ferocemente maschilista. Le persone più facoltose, come succede ancora oggi, cercavano profitti personali, sesso facile e «proibito» e scambi di favori con gli altri membri delle «sette». Di quel secolo rimangono le cronache di fatti atroci, ma anche una grande quantità di fantasiose storie folkloristiche, leggende, filastrocche, modi di dire e nomi di luoghi che richiamano le streghe.

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