L'ANALISI

La Loggia in palio, chi scende e chi sale: scenari post elettorali

di Alberto Bollis
Il voto regionale in Lombardia proiettato su Brescia: un'analisi delle conseguenze politiche.
Brescia, palazzo Loggia
Brescia, palazzo Loggia
Brescia, palazzo Loggia
Brescia, palazzo Loggia

Se proiettato su Brescia, il voto regionale assume all’istante una colorazione originale. Inevitabile, infatti, filtrare i dati elettorali cittadini attraverso la lente che ci permette di leggere in anticipo quel che potrebbe accadere fra qualche mese, quando in palio non ci saranno più Palazzo Lombardia e il Pirellone, bensì la Loggia.

La prima annotazione è quella dell’elezione a consigliere regionale del sindaco uscente Emilio Del Bono, che centra l’obiettivo senza troppi patemi. L’eccezionale risultato del Partito democratico in città, di gran lunga superiore a quello regionale, gode senz’altro del trascinamento assicurato dalla sua presenza in lista, tanto da farne per distacco il partito di maggioranza relativa. Ma c’è evidentemente dell’altro, nonostante le note frizioni endogene e i frequenti malumori che attraversano il pianeta dem all’ombra del Cidneo: Brescia, come d’altra parte gli altri principali centri lombardi, resta un baluardo ancora difendibile dall’assalto del centrodestra. Viatico positivo per Laura Castelletti, che di Del Bono è la naturale delfina.

Schieramenti e alleanze futuri

Visto com’è andata nel complesso in Lombardia, per il Pd non vale la pena angustiarsi troppo, a livello comunale, dell’impossibilità (ideologica?) di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, mai stato granché significativo a queste latitudini e soprattutto nelle consultazioni amministrative. Anche stavolta i pentastellati si attestano su percentuali deludenti, sia in regione sia in città. La spinta degli ex grillini, ora contiani, alla causa di Majorino è stata inavvertibile. Castelletti ne può fare a meno. Meglio dunque concentrare gli sforzi verso l’area moderata del Terzo polo, potenziale bacino a cui attingere, tendendo conto del risultato - insoddisfacente, è vero, ma tutt’altro che trascurabile - acquisito sul territorio dalla Lista Moratti, e dell’apporto che potrebbero dare gli esponenti autoctoni di Calenda, in primis Maristella Gelmini e Fabrizio Benzoni. Salvo poi convincere anche i riluttanti renziani. Se l’operazione dovesse andare in porto, e se dovessimo poi – esagerando - effettuare una mera somma aritmetica dei consensi, Castelletti in teoria potrebbe addirittura tentare il colpaccio al primo turno.

Sull’altro fronte ritroviamo una coalizione che ha imparato bene la lezione dagli errori del recente passato. Il centrodestra si dimostra compatto e capace, per il momento, di mettere la sordina alle tensioni interne: mossa vincente, e quando si vince tutto diventa più facile. In ambito cittadino Fratelli d’Italia conferma quanto di buono raccolto alle politiche del settembre ’22, ma senza centrare un vero exploit. La Lega contiene i danni e dà robusti segnali di risveglio, soprattutto se si considera il contributo assicurato dalla Lista Fontana, destinata in sede comunale a salire sul Carroccio. Fa fatica Forza Italia, che arranca sempre più visibilmente.

Il peso delle singole componenti politiche

Per il centrodestra le prossime settimane saranno decisive per confermare o meno questa sensazione di solidità dello schieramento: va affrontato il nodo dei nuovi equilibri regionali generati dal voto, della spartizione di assessorati e fette di potere tra i due partiti di riferimento (Fratelli d’Italia e Lega), dell’insofferenza di chi in Lombardia sta diventando sempre più una semplice ruota di scorta della coalizione (i berlusconiani). Su questa tenuta deve puntare Fabio Rolfi, aspirante sindaco che da mesi dimostra ambizione e una gran voglia di rivincita, se vuole davvero riuscire a insidiare la rivale.

È questa, una lettura sensata di quanto sta maturando politicamente a Brescia? Solo in parte, lo riconosciamo senza alcun problema. La partita delle comunali, pur imminente, è ancora distante a sufficienza per rendere possibile un radicale mutamento dello scenario. E poi, in una campagna elettorale corpo a corpo come quella che si prefigura per la Loggia, non saranno banali le capacità di convincimento dei numerosissimi indecisi (vedi l’astensione superiore al 50%), la tenuta di nervi e l’empatia dei due contendenti.

Resta un dato di fatto: a Brescia i due schieramenti escono dalla tornata delle regionali praticamente appaiati. La sfida si preannuncia appassionante.

Suggerimenti