Don Gianfranco Cadenelli è un bresciano con la cittadinanza albanese, poiché dal 2002 è Fidei Donum in Albania. Nato nel 1955, don Gianfranco ancora non ha il diritto alla vaccinazione, «adesso stanno facendo i più anziani e i fragili, poi quando toccherà a me lo farò senza remore perché è un dovere frenare questo virus: per me è come prendere un medicinale e non temo ciò che viene dalla scienza». Manca dall’Italia da un anno e quindi tutta la pandemia l’ha vissuta nel paese dove è missionario cercando di non lavorare in silenzio ma cercando di «farmi notare – spiega sul sito della Diocesi nella sua presentazione -, cerco di fare anche tante attività che rendono visibile il Signore, la chiesa e la mia fede. Soprattutto mi sforzo di portare la pace di Gesù fra le case, le famiglie, le generazioni che sono anche qui in conflitto».
L’Albania ha meno popolazione dell’Italia e quindi il piano vaccinale dovrebbe essere meno complesso: «si viaggia da un ritmo giornaliero variabile – spiega – e il premier ha annunciato un incremento perché in arrivo altri vaccini, in particolare quello cinese. Altri sono in arrivo dall’Italia». Per quel che riguarda i dispositivi di protezione, come le mascherine, o diagnostici, come i tamponi, don Gianfranco nota che «qui il rapporto tra positivi e tamponi è alto, circa del 25 per cento, ma questo perché si fanno solo alle persone che mostrano sintomi. Ma anche i decessi sono meno, forse perché gli anziani albanesi hanno una tempra molto dura. Per le mascherine c’è l’obbligo di indossarle negli uffici e nei negozi, in teoria anche all’aperto ma non viene molto rispettata questa regola. Del resto qui la situazione è sempre stata meno drammatica rispetto all’Italia».