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Brescia e la sindaca Castelletti: è il giorno del giuramento

Laura Castelletti nel giorno del risultato elettorale OnlyCrew

Il giorno della sindaca è arrivato. Oggi Laura Castelletti presta giuramento da primo cittadino e dà il via a una nuova era per la città. La neoeletta troverà in consiglio comunale una maggioranza un po’ più frammentata di come era dopo le elezioni del 2018. Quelle urne espressero una netta prevalenza del Pd, che si trovò con 16 consiglieri. Ora invece ne ha 11.

Le civiche in Loggia

Ci sono le Civiche che hanno guadagnato spazio. La Civica Del Bono Sindaco, ad esempio, aveva 2 consiglieri. Ora quella per Castelletti ne ha 3. E se accostiamo al Terzo Polo di oggi la Brescia per Passione di ieri - non sono la stessa cosa ma ai fini del ragionamento non ha importanza -, il risultato è un consigliere in più per la minicoalizione centrista. La sinistra di Al Lavoro con Brescia aveva e ha ancora un solo consigliere, Marco Fenaroli, che come nel 2013 lascerà il suo posto entrando in giunta: ora a Francesco Catalano, allora a Donatella Albini.

E poi ci sono i giovani di Brescia Attiva che hanno fatto centro con Gastaldi e pure la sorpresa Brescia Capitale con Arshad Mehmood. Il gruppo consiliare Pd si è assottigliato e ringiovanito. Ma le conferme sono comunque più delle novità. Sette uscenti sono tornati a palazzo Loggia, ma dal punto di vista politico la nuova composizione vede una perdita di peso della componente cattolico-democratica, che era in stragrande maggioranza. Era forte - fra gli altri - di Franceschini, Foresti, Ungari e Braghini che non ci sono più. Alla voce new entry il rapporto è di parità tra cattolici (Ghetti e Rossini) e laici (Bianchi e Frattini).

Le correnti

La dinamica del voto lascia anche traccia a livello di «correnti», con gli schleiniani che guadagnano terreno: ora sono in 4 (Frattini, Bianchi, Cammarata e Curcio) su 11. Avvicinando la fisionomia del gruppo consiliare al risultato delle primarie. Riequilibrio che potrebbe verificarsi anche negli organismi dirigenti del partito che a settembre celebrerà i congressi.

Tra i banchi della minoranza

Per quanto riguarda l’opposizione, è venuta meno la centralità della Lega, scesa a due soli consiglieri dei 5 precedenti che ne facevano il gruppo più consistente della assemblea. Ora è Fratelli d’Italia a fare la parte del leone, ma la novità rispetto al 2013 è una Civica di peso quasi pari ai partiti di Meloni e Salvini, tenuta insieme dal collante del «rolfismo».

Se la compattezza del centrosinistra non appare troppo in discussione, esposta a correnti fredde solo sul versante del Terzo Polo, quella del centrodestra dipende molto dai rapporti FdI-Lega. Finché andranno d’accordo, Rolfi potrà davvero esercitare una leadership autentica sull’opposizione, una leadership che negli anni scorsi è sostanzialmente mancata. L’avrebbe dovuta esercitare Paola Vilardi in quanto candidata sindaco sconfitta, ma il fatto di appartenere al partito più piccolo e moderato del centrodestra (Forza Italia) in tempi di populismo le ha impedito di assumere quel ruolo.

È così che le politiche del centrodestra in consiglio non sono mai state riconducibili ad una strategia unitaria, un fattore che ha pesato negativamente nel risultato del 15 maggio. Ben altro era successo nel 2008, quando Del Bono sconfitto costruì la sua rivincita proprio dai banchi del consiglio, e si può dire che lo stesso accadde 5 anni prima con Paroli.

Consiglieri comunali stranieri: un record

Di assoluta evidenza: la comparsa di consiglieri stranieri, in una misura che è un record nella storia della città e che potrebbe esserlo anche in ambito nazionale. Se Castelletti pescherà nella civica un assessore, l’ingresso di Raisa Labaran porterà a 4 i cittadini d’origine straniera nelle assise cittadine, tanti quanti se ne contano solo a Bolzano.

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E la scomparsa del Movimento 5 stelle, che non ha più neppure l’unico consigliere che ha espresso negli ultimi 10 anni: prima Laura Gamba e poi Guido Ghidini. Se prima centrodestra e opposizione non erano sinonimi, nei prossimi 5 anni le due parole si potranno usare indifferentemente. Il 5S, mai stato forte a Brescia, ora è praticamente inesistente. Non è solo il modello di alleanza con la sinistra radicale ad essere sconfitto: forse è un po’ troppo anche per l’elettore più visceralmente grillino da alleato di Salvini trovarsi con i nostalgici dell’Unione sovietica. Ma è anche la pervicacia a non volersi strutturare sul territorio.

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