«Banche armate»: i pacifisti rilanciano

Il movimento pacifista bresciano non va in vacanza. Da qualche settimana è stata ripresa la Campagna di pressione alle «banche armate» (promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia) insieme a Pax Christi e alla Rete italiana pace e disarmo. Non a caso il rilancio nazionale è avvenuto a Brescia, nella sede dei missionari Saveriani, tra i più attivi nelle mobilitazioni e nelle proposte di riflessione. In concomitanza al 31° anniversario (ai primi di luglio) della legge 185 che nel 1990 ha introdotto «Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento» i pacifisti bresciani avevano organizzato anche un flash mob alla Rwm di Ghedi e spiegato le iniziative rivolte agli istituti di credito. Le «banche armate» sono quelle che sono coinvolte nel finanziamento e nei servizi alle aziende che producono armamenti e sistemi militari e nel mirino dei pacifisti che sollecitano tutti i cittadini a fare pressione sulla propria banca, fornendo indicazioni dettagliate. Su www.banchearmate.org è pubblicato il modello della lettera da inviare alla propria banca insieme all’appello della Campagna, per chiedere al proprio Istituto di credito di manifestare pubblicamente il diniego a concedere prestiti e servizi finanziari alle aziende per la produzione e la vendita di sistemi militari all’Egitto e a tutti i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e coinvolti in conflitti armati. Inoltre gli attivisti chiedono ai governi azioni concrete; per esempio, spiegano, «lo scorso gennaio il governo Conte ha revocato alla Rwm Italia sei licenze di esportazione di bombe destinate all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, coinvolte nel sanguinoso conflitto in Yemen. Una decisione richiesta da un ampio numero di associazioni, tra cui la nostra Campagna, contro la quale l’azienda Rwm Italia ha fatto ricorso al Tar del Lazio che ha respinto le istanze avanzate dall’azienda ma questa ha annunciato l’intenzione di ricorrere al Consiglio di Stato».•. Ir.Pa.

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