«Comprensori sciistici Ristori in tempi brevi»

di C.VEN.
Sciatori sulle piste
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Si parta dai dati di bilancio degli ultimi tre anni per ricostruire i ristori dei comprensori sciistici. Quelli che finora sono stati i grandi esclusi dalla pioggia di soldi destinati alle attività chiuse per Covid non possono più aspettare. A farsi interprete delle richieste Anef, l'associazione che li rappresenta, che ha raccolto tutti i dati delle società con l'impegno ad intavolare la trattativa con il Governo: «La proposta è di ricalcare il modello francesce -spiega Alessandro Mottinelli, membro dell'associazione-. L'obiettivo è ottenere il 50% della media del fatturato degli ultimi tre anni». I DATI CHE ANEF ha raccolto comprendono i costi fissi, quelli non comprimibili e quelli variabili. Perchè pur fermi, gli impianti hanno un costo: si va dalle assicurazioni alle spese per i servizi, dagli affitti ai canoni di leasing ai noleggi fino ad arrivare al personale. Pontedilegno-Tonale, il colosso camuno del settore, nell'ultimo inverno pieno, quello a cavallo tra il 2018 e il 2019, registrava incassi da skipass per 20 milioni di euro. Ma anche per i piccoli la musica non cambia: Borno Ski Area, nello stesso anno, ha incassato dai biglietti qualcosa 700mila euro. Qui, dove la società è titolare anche delle due aree food, la diminuzione dei ricavi supera il milione: «Siamo fiduciosi -spiega Mottinelli- con l'approvazione dello scostamento di bilancio dovrebbero esserci risorse anche per il nostro settore. La strada è quella giusta, il metodo corretto e la risoluzione potrebbe arrivare presto».

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