L'ALLARME

Covid, allarme su provincia di Brescia: ospedali verso il collasso

Torna la paura per i troppi ricoveri da Covid a Brescia
Torna la paura per i troppi ricoveri da Covid a Brescia
Torna la paura per i troppi ricoveri da Covid a Brescia
Torna la paura per i troppi ricoveri da Covid a Brescia

«Dopo le ultime call fatte con Regione Lombardia è risaputo che gli ospedali bresciani sono vicini al collasso e stanno mandando alcuni pazienti in altre strutture», così Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Non solo. «Negli ultimi giorni abbiamo avuto pazienti che ci vengono dati dalla centrale operativa lombarda provenienti dalla zona di Brescia. Fino a pochi giorni fa - ha aggiunto - non avevamo pazienti bergamaschi, mentre nelle ultime ore ne sono arrivati una decina in pronto soccorso».

«Noi, comunque, siamo pronti per accogliere queste persone - ha assicurato - e possiamo ospitare 128 pazienti in letti ordinari e 32 pazienti in terapia intensiva». Una preoccupazione è anche l’età dei pazienti.

«Negli ultimi giorni l’età media dei ricoveri si è leggermente abbassata e per questo siamo molto preoccupati. Fondamentale andare avanti a spron battuto - ha concluso - con i vaccini perchè saranno la nostra unica vera risoluzione al problema».

Intanto in Lombardia, a livello di organizzazione e allerta della rete ospedaliera per la gestione dei pazienti Covid, si è ai livelli di metà-fine ottobre, poco prima del picco di novembre.

A dirlo è Stefano Magnone, anestesista all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e segretario regionale di Anaao-Assomed Lombardia. La Regione ha attivato infatti «il livello 3 su 4 di organizzazione della rete ospedaliera e delle rianimazioni - continua - Ciò significa che gli ospedali non hub mandano i malati critici di Covid agli ospedali hub di riferimento, e che i vari centri hub di riferimento per le altre patologie, come infarti e ictus, collaborano tra di loro».

È stato inoltre chiesto ai medici «di rallentare l’attività libero professionale in intramoenia, in modo proporzionale a quella di ricovero per altre patologie. Il rallentamento - prosegue Magnone - non riguarda invece l’attività ambulatoriale».

Per quanto riguarda la situazione di Brescia «in particolare agli Spedali Civili, la maggior parte dei ricoverati è con variante inglese. A differenza delle prime due ondate però - conclude - questa volta sta funzionando la medicina territoriale e in particolare il filtro delle Usca. In questo modo al pronto soccorso arrivano davvero i pazienti che hanno bisogno di ricovero».

Stessa situazione anche in provincia di cremona. «Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto diversi pazienti dalla zona di Brescia e alcuni di questi sono in terapia intensiva», ha spiegato il primario di terapia intensiva dell’ospedale Maggiore di Cremona, Enrico Storti. 

Di più. «Gli ospedali bresciani sono sottoposti a una pressione importante che necessita di riadeguamenti organizzativi per far fronte a un numero consistente di malati gravi. Non siamo preoccupati - ha sottolineato - perchè siamo all’interno della rete di Regione Lombardia, che ha l’obiettivo di distribuire le risorse così da poter accogliere il maggior numero di malati garantendo standard elevati. Noi stiamo fornendo struttura, posti letto e capacità recettiva che serve per allentare la pressione sulla zona di Brescia». «Per ora è tutto sotto controllo, come è successo anche l’hanno scorso stiamo facendo rete territoriale per poter sopperire a tutte le necessità», ha aggiunto Carla Maestrini, coordinatrice infermieristica della terapia intensiva.

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