PROCESSO BOZZOLI

Esperimento con il suino: nel forno di Provaglio d'Iseo quattro chili tra scorie e resti

La mancata esplosione apre nuovi scenari ma anche interrogativi sulla vicenda. Nulla fu ritrovato a Marcheno, dopo la scomparsa dell'imprenditore. E le ore necessarie per il raffreddamento collocherebbero l'imputato lontano dalla ditta e in una posizione piuttosto solida
Il presidente della corte d’assise Roberto Spanò mentre indica il forno in cui è in corso l’esperimento FOTOLIVE
Il presidente della corte d’assise Roberto Spanò mentre indica il forno in cui è in corso l’esperimento FOTOLIVE
Il presidente della corte d’assise Roberto Spanò mentre indica il forno in cui è in corso l’esperimento FOTOLIVE
Il presidente della corte d’assise Roberto Spanò mentre indica il forno in cui è in corso l’esperimento FOTOLIVE

Circa quattro chili, tra cenere, un dente e una rotula, altre ossa del maialino e ottone fuso: ciò che resta, da un punto di vista materiale dell’esperimento giudiziale condotto due giorni fa nella fonderia Gonzini a Provaglio d’Iseo. Quello che invece rimane da un punto di vista d’apporto alle indagini è ancora da chiarire con precisione ad eccezione, fondamentalmente, di un aspetto: non c’è stata alcuna esplosione. Ieri mattina, con i tamponi eseguiti per verificare l’eventuale presenza di Dna sul forno fusorio utilizzato, si è di fatto concluso l’esperimento. Ora bisogna attendere i risultati che emergeranno dagli accertamenti peritali e le osservazioni dei consulenti delle parti. Nel processo per la scomparsa, omicidio secondo l’accusa, di Mario Bozzoli, avvenuta l’otto ottobre 2015 a Marcheno, assumerà quindi una rilevanza notevole la prossima udienza, fissata per il primo giugno. Ma sin d’ora si possono analizzare alcuni aspetti dell’esperimento condotto a termine tra mercoledì e ieri a Provaglio d’Iseo. Quello che sembra destinato ad avere maggiori conseguenze, come riferito sin dall’edizione di ieri, sembra essere la mancata esplosione. In questo modo riprenderebbe consistenza la possibilità che il corpo di Mario Bozzoli possa essere stato gettato nel forno fusorio dell’azienda di Marcheno. Ma ci sono anche altri aspetti emersi con chiarezza due giorni fa: le fiamme, per esempio. Si sarebbero sprigionate piuttosto alte durante l’esperimento e questo, nel caso del corpo, eventualmente, gettato nel forno della Bozzoli, non avrebbe riscontri. Non si può, poi, non tenere in considerazione un elemento particolarmente rilevante: i resti. Dove sarebbero finiti quelli del cadavere e le scorie?

Nel cassone della fonderia di Marcheno non è stato trovato nulla. Portati fuori? Da questo punto di vista la posizione dell’unico imputato, Giacomo Bozzoli, nipote di Mario, sembrerebbe solida. Le scorie e i resti del maialino per raffreddarsi hanno richiesto quasi tre ore per raffreddarsi. Giacomo Bozzoli quella sera lasciò l’azienda ben prima che il raffreddamento potesse essere avvenuto. Al momento quindi non vi sono elementi per dire che possa averle portate all’esterno, sulla base degli orari. Le testimonianze raccolte, in ogni caso non vanno in questa direzione. La mancata esplosione quindi ha comunque avuto il risultato di non considerare impercorribile una pista investigativa, quella del forno. Ma il lavoro da fare rimane parecchio.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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