Fabio Cambielli (Arpa): «Imprese e sostenibilità: Brescia ha le carte in regola»

di Natalia Danesi
Tecnici dell’Arpa all’interno dello stabilimento Caffaro. Proprio vent’anni fa, l’Agenzia ha avviato le prime campagne di indagine sul Sito di interesse nazionaleIl direttore di ARPA Brescia, Fabio Cambielli
Tecnici dell’Arpa all’interno dello stabilimento Caffaro. Proprio vent’anni fa, l’Agenzia ha avviato le prime campagne di indagine sul Sito di interesse nazionaleIl direttore di ARPA Brescia, Fabio Cambielli
Tecnici dell’Arpa all’interno dello stabilimento Caffaro. Proprio vent’anni fa, l’Agenzia ha avviato le prime campagne di indagine sul Sito di interesse nazionaleIl direttore di ARPA Brescia, Fabio Cambielli
Tecnici dell’Arpa all’interno dello stabilimento Caffaro. Proprio vent’anni fa, l’Agenzia ha avviato le prime campagne di indagine sul Sito di interesse nazionaleIl direttore di ARPA Brescia, Fabio Cambielli

¬ Gli imprenditori bresciani hanno tutte le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano sul fronte della sostenibilità ambientale. Ne è convinto Fabio Cambielli, direttore di ARPA Brescia, che traccia un bilancio dell’attività dell’Agenzia sul fronte dei controlli industriali, e non solo. Direttore, quale funzione ha ARPA sul fronte del rispetto delle normative dal punto di vista ambientale? «ARPA effettua i controlli dovuti per norma di legge prioritariamente sui grandi impianti con Autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dalla Provincia. Si tratta di quelle attività produttive che potenzialmente potrebbero avere un impatto maggiore sull’ambiente. A Brescia ci sono 240 aziende in AIA, per circa il 35% si tratta di fonderie e acciaierie, mentre il 25% trattano rifiuti». Come sono andati i controlli in questi ultimi anni? «Tra il 2018 e la fine di agosto 2021 il 60% dei controlli effettuati su impianti AIA ha dato esito buono, non sono state rilevate irregolarità. Nel restante 28% è stata comminata una sanzione amministrativa mentre nel 12% dei casi una contravvenzione penale. Rileviamo con favore che nel periodo considerato c’è stata una lieve diminuzione delle contravvenzioni penali, mentre il dato delle sanzioni amministrative è rimasto ancora pressoché stazionario (c’è stato un picco nel 2019, un calo nel 2020 e poi un lieve rialzo nel 2021). Il fatto che sensibilmente dal 2019 le denunce penali calino dimostra che lo strumento di prevenzione amministrativa funziona. Certo, l’ambizione è portarle a zero ma finora evidentemente proprio i controlli ripetuti negli anni hanno portato un effetto positivo ed educativo. Il fatto che ARPA verifichi il rispetto delle normative ambientali e le autorizzazioni è uno stimolo per le aziende a rispettare le regole. Nel 2021 i controlli su impianti AIA sono stati potenziati del 38% e ad inizio ottobre erano già 80 i controlli compiuti». Un ruolo particolarmente scomodo, il vostro... «Il concetto corretto che deve passare è che Arpa è tenuta a fare i controlli, ma non lo fa per “rompere le scatole” alle aziende, è la normativa che lo prevede. Agiamo sempre nell’ottica di uno spirito di collaborazione. All’esito dei controlli alle aziende viene spiegato cosa devono fare per mettersi in regola tant’è che le nostre relazioni contengono, insieme alle criticità, l’elenco degli spunti migliorativi». Quale è la sua opinione del contesto bresciano, dopo un periodo in servizio sul nostro territorio? «Dal mio punto di vista a Brescia gli imprenditori hanno tutti i requisiti per fare molto bene anche dal punto di vista ambientale. L’innovazione industriale sta un passo avanti rispetto ad altri territori, ed è sicuramente un punto di forza. L’obiettivo di tutti deve essere produrre senza inquinare, nel rispetto delle regole». ARPA svolge un importantissimo ruolo di prevenzione dell’inquinamento, anche. Come vi muovete, in questo senso? «Uno dei sistemi messi in campo è quello che utilizza le immagini satellitari e i droni per monitorare nel tempo il territorio. Il satellite passa a scansione la provincia, ciò ci consente di individuare i siti potenzialmente critici e ci lancia degli alert su cui lavorare per indirizzare i controlli». Qual è il beneficio di questo strumento? «È duplice: da una parte la tempestività cioè ci consente di agire a colpo sicuro evitando che le situazioni di inquinamento peggiorino. Dall’altro consente di accertare le responsabilità. Ci sono poi situazioni più complesse come quella della Caffaro o di Calcinato: in questo ultimo caso, sono state fatte recentemente analisi dei rifiuti fangosi sepolti chimicamente non identificabili riportati in superfice e rimossi dai lavori della Tav Brescia - Verona. Certo, Arpa può accertare e monitorare ma rimuovere la causa dell’inquinamento non è compito nostro, e servono investimenti ad hoc». Ha trovato un clima di collaborazione, a Brescia? «Arpa è tanto più incisiva nei controlli quanto più può contare sulla collaborazione dei Carabinieri forestali, Noe e polizie locali dei singoli comuni e ovviamente della Procura. Recentemente, per esempio, abbiamo realizzato un corso di formazione insieme ai colleghi della sede territorio di Regione Lombardia sul tema delle molestie olfattive legate agli spandimenti in agricoltura. Abbiamo spiegato quali sono gli strumenti previsti dalla normativa regionale, che i Comuni possono impiegare per effettuare le verifiche preliminari in campo: verifica della distanza dalle case e dai corsi d’acqua dei singoli spandimenti, e del corretto interramento di materiale entro le 12 ore. Una serie di azioni preventive che, se attuate, evitano di incappare in conseguenze più gravi per l’ambiente con risvolti penali. Sicuramente, tornando alla domanda, ARPA può condurre un’azione di prevenzione ambientale ancora più significativa ed efficace, quanto più può contare su una serie di collaborazioni sul territorio a tutti i livelli».

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