IL REPORTAGE

Carcasse sulle spiagge, casi in tutto il basso lago: «Non si sa quante siano»

di Alessandro Gatta
Segnalazioni da Desenzano a Manerba e San Felice: spinti dalla corrente, i resti degli animali arrivano fino a riva. E non si sentono più i garriti. «Ma il virus si può disperdere»
Un operatore della Provincia di pattuglia sulle spiagge del Garda
Un operatore della Provincia di pattuglia sulle spiagge del Garda
Gli operatori della Provincia di pattuglia sulle spiagge del Garda per raccogliere i gabbiani

Resta alta l'allerta aviaria sul lago di Garda: è ormai acclarato che l'insolita moria di gabbiani (a centinaia in pochi giorni) sia stata provocata dal virus dell'influenza aviaria, ceppo H5N1, come rilevato dalle analisi dell'Istituto zooprofilattico su alcuni volatili morti a Toscolano e Desenzano. Il problema intanto sembra essersi spostato più a nord: altre 30 carcasse sono state recuperate ieri a Manerba (più altre 100 il giorno prima), una ventina a San Felice (più almeno altrettante martedì), una decina a Moniga, 35 anche a Padenghe (ma in due giorni). La situazione sembra essersi invece stabilizzata a Desenzano, dove comunque anche ieri sarebbero state individuate altre 10 carcasse: ce ne sarebbero a decine anche in acqua, al largo della costa, che potrebbero presto tornare a riva trasportate dalle correnti.
Nel frattempo, dai Comuni della Valtenesi, è arrivato un sollecito anche alla Comunità del Garda e alla Guardia Costiera. Non cambia il modus operandi: in caso di avvistamenti o ritrovamenti è necessario informare subito le autorità, che siano i Comuni, la Polizia locale o provinciale, l'autorità sanitaria (Ats). «Ieri ne abbiamo recuperati altri 20 tra la Gardiola e il porto», spiega il sindaco di San Felice Simone Zuin; «Stiamo monitorando la situazione - aggiunge Flaviano Mattiotti, primo cittadino di Manerba - e confermo altri ritrovamenti tra Pisenze e il lungolago: cerchiamo di intervenire non appena ci arriva una segnalazione».
«La situazione è sotto controllo - sottolinea da Padenghe il sindaco Albino Zuliani - ma abbiamo inviato un avviso a tutta la cittadinanza affinché eventuali ritrovamenti vengano subito segnalati alla Polizia provinciale o all'Ats, evitandone la manipolazione o la rimozione».

A Manerba subito si scorgono una dozzina di gabbiani morti

A Manerba percorriamo la stretta stradina pedonale che costeggia il residence Onda Blu. Si arriva sul lungolago e si sale sul pontile, uno sguardo al paesaggio e un altro alla nostra sinistra: uno dopo l'altro, una dozzina di gabbiani morti, avvolti dalle alghe. Sono arrivati forse dal lago, portati a riva dalla corrente: ieri mattina sono stati recuperati da una ditta specializzata incaricata dal Comune. A Manerba nelle ultime 48 ore sono stati visti (e recuperati) anche a Pisenze, tra il Torchio e la Romantica, sul percorso che porta all'isola dei conigli (che già martedì, però, era stata liberata). A San Felice ieri c'erano gabbiani morti tra la Gardiola e il porto, martedì alla Baia del Vento: anche in questo caso non si può escludere che molti di questi siano stati portati a riva dalla corrente.
A Desenzano, dalla scorsa settimana, ne sarebbero stati trovati più di 150: «Ma il peggio sembra essere passato - dice l'assessore all'Ecologia Cristina Degasperi - e ormai ne troviamo pochi ogni giorno. Stiamo tenendo monitorata la situazione, anche per cigni e anatre. L'indicazione alla cittadinanza è di evitare ogni contatto: la malattia non è trasmissibile all'uomo, ma è giusto adottare ogni precauzione».

«Il problema vero è quando il virus entra in un capannone»

In tanti raccontano di non sentire più il garrito dei gabbiani, come invece succedeva ogni giorno: ma quanti ne sono morti? «A noi risultano tra le 250 e le 300 carcasse da Salò a Desenzano - spiega Antonio Vitali, direttore del Dipartimento veterinario di Ats Brescia - che sono state consegnate all'Istituto zooprofilattico per l'incenerimento. Ma non abbiamo un dato epidemiologico preciso: non sappiamo quale fosse la popolazione di partenza. Nei prossimi giorni vedremo se la situazione, come sembra, si stia stabilizzando. Siamo di fronte a un passaggio di un'ondata dell'epidemia di aviaria: ci sono animali che muoiono, altri che sopravvivono e si immunizzano. Ma è giusto ribadire che non ci sono rischi diretti per la popolazione: siamo in ambienti aperti, dove la dispersione del virus è elevatissima. Nessuno vieta di passeggiare sulle spiagge, ma evitate di raccogliere carcasse o di fare le crocerossine quando un gabbiano sta morendo. La preoccupazione si rivolge piuttosto al comparto zootecnico, gli allevamenti sono sotto continuo monitoraggio: il problema vero è quando il virus entra in un capannone».

 In azione anche il Wwf Bergamo-Brescia

In prima linea, ormai da giorni, c'è anche il Wwf Bergamo-Brescia: «Non bisogna creare allarmismo ma nemmeno minimizzare - commenta il referente locale Paolo Zanollo -: è necessario intervenire subito con la rimozione delle carcasse per evitare che corvi, cornacchie e ratti banchettino sui cadaveri infetti». •.

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