Ora la Procura vuole l’arresto di Cellino

La procura di Brescia  per Massimo Cellino aveva chiesto i domiciliari rigettati però dal giudice
La procura di Brescia per Massimo Cellino aveva chiesto i domiciliari rigettati però dal giudice
La procura di Brescia  per Massimo Cellino aveva chiesto i domiciliari rigettati però dal giudice
La procura di Brescia per Massimo Cellino aveva chiesto i domiciliari rigettati però dal giudice

Per il gip non ci sarebbero state le «necessità» per farlo finire ai domiciliari così come avevano chiesto gli inquirenti. La richiesta di misura cautelare nei confronti di Massimo Cellino il tribunale l’ha respinta già nei giorni scorsi, ma la procura ha deciso di insistere e davanti al rigetto del giudice ha deciso di fare ricorso. Se ne riparlerà il prossimo 16 marzo quando il presidente del Brescia si troverà davanti ai magistrati che dovranno decidere sul suo eventuale arresto rigettato dal giudice per le indagini preliminari e che ha visto la procura di Brescia fare ricorso contro la scelta del giudice di non concedere la misura cautelare nei confronti di Massimo Cellino e di altre cinque persone, tra cui la moglie La vicenda è quella che lo ha visto finire nel registro degli indagati per una serie di reati fiscali (alcuni milioni di euro di tasse non sarebbero state pagate) e che lo vedrebbe al momento coinvolto con altre persone che, secondo gli inquirenti, lo avrebbero aiutato a nascondere i soldi al Fisco utilizzando, tra le altre cose società esterovestite utili per fare disperdere i ricavi del suo gruppo all'interno della rete di società di cui sarebbe il capofila. Per gli inquirenti bresciani Cellino avrebbe evaso le tasse per milioni di euro omettendo di denunciare i propri redditi grazie al reticolo di società che avrebbe costruito intorno al suo gruppo imprenditoriale. Sotto la lente della magistratura bresciana, oltre alle operazioni relative al suo gruppo industriale sono finite anche alcune operazione svolte nel Bresciano, tra cui quella relativa all’acquisto dell’area di Torbole Casaglia da cui il Brescia calcio ha deciso di realizzare la propria sede di allenamento. L’operazione di compravendita ha portato la magistratura ad accendere un faro. E così Massimo Cellino si è trovato iscritto nel registro degli indagati insieme al sindaco Roberta Sisti, all’assessore ai Lavori pubblici del paese bassaiolo e ad uno dei componenti della commissione urbanistica che ha cambiato la finalità d’uso del terreno. L’accusa nei confronti di Cellino, del sindaco e degli altri coinvolti è quella di avere interferito in una attività di vendita di un’area pubblica. Già in passato l’area di Torbole era finito nel mirino della magistratura, ma l'esposto presentato da alcuni cittadini del paese aveva trovato la sua conclusione nella archiviazione.•.

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