Scuola: niente mascherine, tante incertezze

di Magda Biglia

Si comincerà l’anno scolastico senza mascherine sul viso. Poi ancora non si sa. In base all’andamento dei contagi Covid si potrà passare a un piano B modulando progressivamente le misure. Per quanto si prevede ora, il dispositivo di protezione personale potrà essere indossato da studenti e docenti fragili, a rischio per patologia grave. Le famiglie restano comunque invitate a non mandare a scuola figli con più di 37,5 di febbre, con sintomi come tosse, cefalea, vomito, diarrea. Non preoccuperà invece il classico raffreddore stagionale. A casa si deve invece restare con test positivo. In sommi capi è quanto stabilisce il documento sulla ripresa della scuola emanato dall’Istituto Superiore di Sanità di concerto con le istituzioni. I presidi sono diventati ormai un po’ fatalisti, anche se sulle chat sorridono un po’ sulla tempistica ferragostana: quest’anno che non c’è il Governo le operazioni pre avvio sono state accelerate. Pure le nomine e le assunzioni. Manca ancora oltre un mese alla prima campanella, ma i dirigenti vogliono iniziare tranquilli, Il futuro non è però privo di nuvole. «Soprattutto- sottolinea Elena Lazzari dall’Abba Ballini- non è stato fatto niente di strutturale: le aule sono grandi come prima e per arearle si apre la finestra; anche i trasporti sono gli stessi. Il distanziamento di un metro fra i banchi è contemplato solo in caso di nuova ondata, ma cosa faremo allora, allargheremo i muri? E dove sono i finanziamenti per le tecnologie di sanificazione dell’aria? La Provincia ha i soldi? Non sappiamo nemmeno se avremo ancora il personale Covid a darci una mano». Dopo un’estate peggiore delle precedenti quanto a numero di contagi, chi dirige proprio sereno sino in fondo non riesce a essere. «Faremo quello che dovremo fare, come sempre - osserva Simonetta Tebaldini dell’Iis Castelli - Io intanto lascio tutto come prima, con i banchi distanti un metro. Per l’aria abbiamo già acquistato dei sensori che ci segnalano quando è ora di spalancare i vetri, gli alunni sono abituati e apriranno le finestre. Finora la soluzione ha funzionato. È del resto impensabile pensare a interventi invasivi e costosi che il Broletto non può sostenere». Sul ritorno alla normalità, però, si conta davvero. «Riapriremo il bar- spiega Massimo Cosentino del liceo Leonardo - riprenderemo le attività di contorno, anche se manterremo alcune precauzioni come le postazioni agli ingressi. Il fatto è che in aula ci saranno tanti ragazzi, tra i 28 e i 29 in particolare nelle prime: con 1960 iscritti e quattro classi senza aula fissa, allargare i gruppi è faticoso. Credo inoltre che non saranno pochi i professori che ancora indosseranno le mascherine. Per le sanificazioni abbiamo ottenuto un’ Ata in più per fortuna, ma siamo in ansia per il personale Covid che ad ora non è stato rinnovato». Sugli spazi è più serena Ersilia Conte del Levi di Sarezzo. «Come parecchi poli di provincia, abbiamo molti indirizzi, per cui gli iscritti si dividono meglio, senza classi pollaio - osserva - Sono più preoccupata se penso alla maturità e ai concorsi che abbiamo ospitato con i salti mortali per i tanti casi positivi. Speriamo bene, perché un altro anno come quello appena passato non so come faremmo a reggerlo. Ii tanti pensionamenti fra dirigenti e docenti lo dimostrano».•.

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