i dati

Scuola, allarme abbandoni: quest'anno a Brescia già 900, raddoppiati rispetto al '21

di Magda Biglia
I banchi vuoti sono quasi 900: l'anno prima si sono fermati a quota 455 Per chi sbaglia indirizzo sono molte le chance per evitare i rischi «Neet»
Il Neet Working Tour a Brescia, promosso dal ministero Politiche giovanili
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I presidi: «Ci sono crisi di panico disturbi con il cibo e dipendenze»

Sono 892 i banchi vuoti dei ragazzi delle superiori, statali e paritarie. L’anno precedente, alla fine dell’anno, erano 455. Siamo quindi al doppio, nel confronto tra il momento presente e la fine dell’anno scolastico 2020/2021, ma a consuntivo sarà anche peggio perché i dati 2022, forniti dall’Osservatorio provinciale sull’Orientamento, sono ricavati dalla piattaforma Sidi: su questa piattaforma le scuole hanno tempo, appunto, fino a giugno per effettuare le segnalazioni. Solo allora si avrà il contorno definitivo dell’emorragia. I ritiri dai Centri professionali sono già 331; nel giugno 2021 erano 318. Alunni che non frequentano più le lezioni si registrano anche nel primo ciclo: alle medie sono già 43, l’anno scorso a fine anno erano 31. Che sia colpa dell’onda lunga della pandemia non c’è alcun dubbio fra gli addetti ai lavori, anche perché alle superiori, come mai è accaduto prima d’ora, oltre alle classiche prime e seconde sono state coinvolte anche le terze e le quarte, in sofferenza per i due anni difficili vissuti. «Era un rischio che avevamo paventato da subito, da un lato la difficoltà delle quarantene e della dad, la rigidità degli spazi antiassembramento che impediva mobilità fra scuole, dall’altra anche la promozione generalizzata del 2019-20 che ha tenuto tutto in stand by. Ora la cosa importante da capire è dove andranno a finire questi ragazzi, se proseguiranno gli studi, pur perdendo magari un anno, se passeranno al mondo del lavoro tramite apprendistato, o se finiranno nel limbo dei Neet» dichiara il dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale Giuseppe Bonelli.

Le possibilità sono infatti, molteplici. I ragazzi non ce la fanno per vari motivi, spesso durante la prima superiore per aver sbagliato la scelta da intraprendere o, talvolta, per aver ignorato le indicazioni di orientamento dei professori di terza media. I ragazzi in questa situazione possono passare a una scuola dello stesso indirizzo, per esempio di tipo paritario, senza perdere l’anno, se si ritirano chiedendo il nulla osta entro la metà di marzo; possono passare ad altro indirizzo ma facendo esami integrativi a fine agosto perdendo l’anno; possono ritirarsi e poi rientrare dopo aver sostenuto un esame da privatisti: possono andare a lavorare ma rimanendo nel sistema tramite l’apprendistato, se si trovano nell’età dell’obbligo, fino a sedici anni.

I presidi: «Ci sono crisi di panico disturbi con il cibo e dipendenze»

Oppure gli studenti che lasciano la scuola che frequentano possono chiedere il passaggio a un Cfp. «Se arrivano entro Natale li accettiamo, aiutandoli a recuperare nelle materie di laboratorio; dopo non riusciamo. E devo dire che quest’anno se ne sono presentati tanti anche a gennaio. Il fenomeno si è intensificato e allungato nei tempi» riferisce Marco Pardo, direttore generale dello Zanardelli regionale. «I Cfp bresciani accolgono circa 8.500 studenti con un successo scolastico fra i più alti della Lombardia e con un inserimento lavorativo (entro i sei mesi dalla qualifica o dal diploma tecnico professionale) che raggiunge l’83% sottolinea Lucia Orto di Ok School -. Nei giorni scorsi ha fatto tappa a Brescia Neet Working Tour, iniziativa promossa dal ministro per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i Giovani, l’Agenzia Nazionale per le Politiche attive del lavoro, e Carta Giovani, indirizzata ai 14-35enni che non studiano, non lavorano. Sono circa 10 mila i ragazzi in questa situazione sul nostro territorio, il 14 per cento del totale. Negli stand si è molto puntato sulla formazione professionale, vero antidoto alla dispersione scolastica».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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