Maxi depuratore, verso un doppio esposto

di Cinzia Reboni
Comitati e associazioni contro le ipotesi di depurazione del Garda
Comitati e associazioni contro le ipotesi di depurazione del Garda
Comitati e associazioni contro le ipotesi di depurazione del Garda
Comitati e associazioni contro le ipotesi di depurazione del Garda

Il depuratore del Garda? Un’opera fondamentale, ma non a Gavardo. Il Comitato referendario Acqua Pubblica Brescia, il Tavolo del fiume Chiese e l’associazione Gaia annunciano un’offensiva legale contro la scelta di Acque Bresciane di costruire i terminali dei collettori del Benaco nella Bassa e in Valsabbia. La strategia prevede un doppio esposto: uno alla giustizia amministrativa (è allo studio un ricorso affidato a consulenti esperti), l’altro alla Corte dei Conti per segnalare i costi spropositati del progetto che ricadranno sulle bollette dei cittadini. «LE VALUTAZIONI e le motivazioni addotte da Acque Bresciane per dimostrare che la soluzione di Gavardo e Montichiari è la migliore possibile non trovano alcun fondamento, anzi sono facilmente smentite da dati oggettivi - spiega Mariano Mazzacani del Comitato Acqua Pubblica -, a partire dal trend demografico e turistico in flessione. Nessuna considerazione ambientale in merito ai siti scelti per i due depuratori - per Gavardo, tra l’altro, si tratta di un’area ambientale di pregio -. Lo studio ha preso in considerazione solo il corso d’acqua dove saranno scaricate le acque depurate, il che è volutamente una chiara limitazione dell’analisi». FILIPPO GRUMI dell’associazione Gaia va oltre: «Lo studio redatto dal professor Giorgio Bertanza nel 2018, pagato 20 mila euro con i soldi dei cittadini e mai reso pubblico, considera ancora l’ipotesi Visano, scartata da tempo, o di portare tutti i reflui bresciani a Peschiera, superato dai fatti e dal progetto sulla sponda veronese che vede lo smantellamento sublacuale ed un collettore autonomo. Senza tener conto di un’anomalia: se sono necessari due tronconi, il veronese e il bresciano, come mai nel progetto Desenzano e Sirmione finiscono a Peschiera? Trattandosi di due regioni diverse, anche la gestione e le tariffe lo saranno». Tutto questo viene «portato avanti per far credere di aver presentato una valutazione obbligatoria ai siti alternativi - continua Grumi -, come richiedono le norme, mentre nella realtà dei fatti le alternative veramente valutate sono soltanto due, o forse meno. La mancanza di trasparenza rende impossibile un confronto. Difficile accettare le scelte se non condividiamo il percorso». Il progetto di Gavardo «risulta tra l’altro essere il più costoso in termini di costruzione e di gestione per i prossimi 50 anni - sottolinea Mariano Mazzacani -. Forse gli estensori dello studio dimenticano cosa significherà scavare lungo la Gardesana per posizionare le condotte che dalla stazione di pompaggio di Salò porteranno i reflui verso i Tormini, a Roé Volciano, in salita, e da qui a Gavardo. Senza contare che la separazione delle acque bianche dalle nere, che era la cosa più importante, non verrà fatta per problemi di tempi e costi». Anche il coinvolgimento di A2A che - come si legge nel progetto - «porterà ad un miglioramento della sostenibilità finanziaria ed un minore impatto sulla tariffe», secondo Mazzacani «è un’affermazione priva di qualsiasi supporto, poichè tutti i costi saranno messi in bolletta, quindi a carico dei cittadini. Senza contare che non si spiega il ruolo di A2A in tutta la vicenda, visto che il depuratore verrà realizzato da Acque Bresciane». La speranza di una svolta è riposta nei sindaci del territorio, che hanno scelto di commissionare uno studio tecnico del progetto preliminare, e nella mozione che martedì Marco Apostoli, consigliere della Lista Provincia Bene Comune, presenterà in Consiglio provinciale per una valutazione delle possibili alternative. «Noi continuiamo a sostenere che soluzioni diverse ci possono essere - aggiunge Mazzacani -, prendendo in considerazione le aree dismesse del territorio gardesano, che consentirebbero il migliore investimento al minor costo possibile, sia economico che ambientale. Ci riferiamo alla ex Tavina di Salò, all’ex mollificio di San Felice, alle cave dismesse di Manerba, alla cava ex Vezzola di Lonato posta sotto sequestro, e a Toscolano, partendo dal sublacuale». Il progetto di Acque Bresciane «potrebbe essere sommerso da una marea di ricorsi, e di restare fermo nel cassetto del Tar. É necessario fare un passo indietro e trovare una soluzione condivisa». Anche perchè «di elementi per dimostrare che siamo di fronte ad una situazione di sviamento di potere ce ne sono, ed anche molto evidenti - sottolinea l’avvocato Pietro Garbarino -. Qui si tratta di fare una cosa che asseconda interessi diversi. La stessa Coldiretti ha dichiarato di sposare il progetto di Acque Bresciane perchè gli agricoltori hanno bisogno di acqua. Dietro queste scelte, e dietro la facciata di favorire il recupero agricolo, ci sono giochi di potere economico e politico che nulla hanno a che vedere con il bacino idrico del Garda». E PROPRIO CONTRO Coldiretti punta il dito Gianluca Bordiga del Tavolo del fiume Chiese: «Lo scenario è piuttosto chiaro: la scelta del depuratore a Gavardo è una decisione studiata a tavolino tra il comparto agricolo e chi ha visto nell’operazione un grosso business. La Coldiretti ha colto nel mega impianto valsabbino l’occasione di scaricare acqua nel fiume per continuare ad irrigare. Dire che non si può scaricare a lago non è vero, visto che altri già lo fanno, sia sulla sponda bresciana che trentina». Sullo sfondo resta la sostenibilità finanziaria di un’opera che sulla sola sponda bresciana richiederà un investimento di oltre 120 milioni di euro. Un costo che rischia di lievitare, e che dovrà essere coperto con i rincari nelle tariffe del ciclo idrico. •

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