«Metro del Garda, il sogno si trasformerà in un flop»

di Cinzia Reboni
Secondo gli ambientalisti il metro non risolverà i problemi dei Tormini
Secondo gli ambientalisti il metro non risolverà i problemi dei Tormini
Secondo gli ambientalisti il metro non risolverà i problemi dei Tormini
Secondo gli ambientalisti il metro non risolverà i problemi dei Tormini

L’idea della metropolitana del Garda potrebbe teoricamente essere suggestiva ma, come sottolineato dal ministro Maria Stella Gelmini nel corso dell’assemblea della Comunità del Garda, «le risorse non sono ancora state individuate». Ma, quel che è peggio, l’ipotesi - perchè non si tratta ancora di un vero progetto - presenta più ombre che luci. Almeno secondo i comitati ambientalisti, che attraverso una prima analisi hanno già evidenziato una serie di problemi. «Qual è il prezzo che le comunità dovranno pagare per questa ennesima faraonica e inutile infrastruttura? - si domanda Filippo Grumi del comitato Gaia Gavardo -. Ai cittadini di Mazzano, Nuvolera, Nuvolento, Prevalle, Paitone, Gavardo e Villanuova, ovvero i Comuni coinvolti pesantemente da questo progetto, qualcuno ha spiegato davvero quali saranno le ricadute? Perchè sentire e veder sfrecciare davanti alle proprie finestre la "sostenibile e green" metropolitana potrebbe non essere un piacere». Il Comitato Gaia ha analizzato il dossier dell’opera. «E mi sento di poter affermare che manca un dato essenziale - afferma Grumi -. Esiste solo un macro dato sul flusso di mezzi in transito ogni giorno sulla ss 45 bis e sulla sp 116, ma non viene evidenziato quanti sono quelli che si dirigono a Brescia e quanti invece vanno in autostrada o verso Montichiari. Perchè un conto è fare una metro per ridurre il traffico veicolare del 90%, un altro è quello di spendere un miliardo per un servizio che non si ripagherà mai, come insegna la metro della città, costantemente in rosso. Non è stato stimato quanti passeggeri dovrebbe trasportare, senza contare che verrebbe utilizzata per un ristretto lasso di tempo, nelle ore di punta del traffico pendolare, ma rimarrebbe praticamente vuota per il resto della giornata». Tutti i calcoli si basano inoltre «solo sui giorni feriali, ma se stiamo parlando di turismo, perchè non prendere in esame anche il traffico del week-end?», si chiede Grumi. L’ipotesi parla di risolvere il problema dell’interscambio dei Tormini, «ma ai Tormini l’interscambio non esiste, perchè si tratta solo di una fermata dei pullman - afferma il portavoce di Gaia -. Il problema verrà semplicemente “spostato“ a Villanuova, destinato a diventare il centro di raccolta di tutto il traffico in arrivo dalla Valsabbia e dal lago, dove si dovrebbe realizzare un nuovo parcheggio coperto, con ulteriore consumo di suolo. Oltretutto, le stazioni di interscambio previste sono talmente lontane dai paesi che bisognerà mettere delle navette, decisamente difficili da gestire, o servizi di e-bike, e-scooter o bike sharing, come se uno potesse andare fino all’altopiano di Cariadeghe in e-bike». Anche l’itinerario presenta delle incognite. Quello proposto è di circa 18,5 chilometri e a Gavardo si snoda parallelamente alla 45 bis, quindi sulla Gavardina, oppure nell’area prevista per la costruzione del depuratore del Garda, e per buona parte fuori terra, «il che significa altro consumo di suolo, così come bisognerà sacrificare del verde per collegare le stazioni ai centri abitati attraverso percorsi pedonali o ciclabili. Ma c’è di peggio - afferma Grumi -, perchè l’alternativa è rappresentata da un tracciato più prossimo ai centri abitati, col risultato che i paesi saranno letteralmente “attraversati“ dalla metropolitana ed i costi, come scritto nell’ipotesi di progetto, aumenteranno inevitabilmente a causa della maggiore interferenza con le aree urbanizzate». Anche il capitolo sulle «realtà turistiche di carattere locale che la metro potrebbe valorizzare» è lacunoso: «si citano la calchera di Gavardo, in condizioni di degrado, il parco Colle Incanto, privato e attualmente chiuso, e Villa Fenaroli di Rezzato, che dovrebbe già essere servita dalla metro di Brescia, con la stazione di Sant’Eufemia a soli 3 chilometri», stigmatizza Grumi.•.

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