Mobilitazione generale contro il Piano cave

di Cinzia Reboni
Striscioni e slogan all’insegna della graffiante ironia durante la manifestazione contro il Piano cave provincialeAl centro Carmine Piccolo ribattezzato il «Forrest Gump» ambientalista
Striscioni e slogan all’insegna della graffiante ironia durante la manifestazione contro il Piano cave provincialeAl centro Carmine Piccolo ribattezzato il «Forrest Gump» ambientalista
Striscioni e slogan all’insegna della graffiante ironia durante la manifestazione contro il Piano cave provincialeAl centro Carmine Piccolo ribattezzato il «Forrest Gump» ambientalista
Striscioni e slogan all’insegna della graffiante ironia durante la manifestazione contro il Piano cave provincialeAl centro Carmine Piccolo ribattezzato il «Forrest Gump» ambientalista

Piazza Paolo VI, a due passi dal Broletto, è stata teatro ieri mattina di una manifestazione di protesta contro il Piano cave della provincia. Ma la mobilitazione ha coinvolto solo comitati e cittadini che hanno sfoggiato un colorato e colorito campionario di striscioni, cartelli e slogan. Nessuna traccia di politici e amministratori di Hinterland, Bassa e Franciacorta che, invitati a partecipare al presidio, ancora una volta hanno dato forfait. Unica eccezione il consigliere provinciale Marco Apostoli, che ha ribadito il suo voto contrario, anche se «il rischio che questo Piano cave passi è reale. Le minoranze potrebbero astenersi, e in questo modo potranno sempre dire che non l’hanno voluto loro, ma in realtà non pronunciarsi varrà come un voto a favore. Il centrosinistra si spaccherà, ma una manciata di voti potrebbe bastare. A questo punto la responsabilità politica ricadrà sulla maggioranza, sul presidente Samuele Alghisi e sul Pd». Il consiglio «dovrebbe invece prendere atto che questo Piano non può funzionare - incalza Apostoli -. La Provincia segue una rotta sbagliata: non è vero che la Regione ha imposto di “ostinarsi“ sul 2018 come anno di riferimento, tanto che Mantova e Milano hanno utilizzato parametri diversi. E sono sempre province della Lombardia». Nonostante siano già passati dieci giorni dalla conferenza di valutazione conclusiva della Vas, «non abbiamo ancora ricevuto la documentazione. Abbiamo le 133 osservazioni, ma non sono state rese pubbliche le controdeduzioni, che sono invece importanti per capire qual è stato il ragionamento dei tecnici per l’elaborazione del documento finale», sostiene Apostoli. Parla di Piano «faraonico» anche Pietro Garbarino. Il materiale alternativo utilizzato? «É il minimo sindacale - spiega l’avvocato -. Ispra dice che in provincia di Brescia si riciclano 16 milioni di tonnellate all’anno, e il 78% del materiale è riutilizzabile. Si poteva quindi tranquillamente arrivare a 12 milioni di fonti alternative da portare in detrazione al quantitativo di materiale vergine, non fermarsi a 9. Perchè autorizzare un quantitativo esagerato, quando potrebbe bastare il residuo del precedente Piano, pari a 35 milioni di metri cubi? Senza contare che c’è sempre la possibilità di rivederlo strada facendo». Dai territori arrivano le critiche più aspre. «Speravamo che la Provincia salvasse dallo “scempio“ la culla del vino di pregio, dove esiste un Ptra di salvaguardia - afferma Silvio Parzanini, presidente del Circolo Legambiente Franciacorta -, e invece in una cava si vogliono interrare 3 milioni di metri cubi di terre e rocce da scavo da riutilizzare, a Paderno si vuole autorizzare una nuova cava di ghiaia, tra Rovato e Cazzago c’è una richiesta di ampliamento di 2 milioni di metri cubi. Dietro questo Piano non c’è nessuna tutela per l’ambiente e per i cittadini, ma solo una rincorsa a soddisfare i cavatori». Montirone «è la punta della vergogna - afferma Marco Girelli, presidente del comitato No bitumificio -. Le nuove escavazioni incideranno sul 25% dei terreni agricoli, che nel nostro piccolo Comune ammontano a mille ettari. In Veneto è vietato arrivare al 3%: possiamo immaginare quale sarà l’impatto ambientale. Siamo nelle mani dei cavatori, che per i prossimi anni potranno fare quello che vogliono, con buona pace dei piani di recupero». Dietro lo slogan «la provincia di Brescia è in vendita al miglior offerente», Carmine Piccolo va oltre il Piano cave. «Non ci facciamo mancare niente - fa notare il Forrest Gump ambientalista -: bitumifici, discariche, inceneritore, fanghi e gessi, 100 milioni di tonnellate di rifiuti tumulati, tante cave vuote potenzialmente da riempire. L’Ispra conferma che nella nostra provincia arriva il 70% di tutti i rifiuti della Lombardia e il 30% di tutta Italia, e secondo un recente studio anche la metà di quelli che viaggiano illegalmente. Siamo saturi, ma la politica è sorda». Gli fa eco Cristina del Comitato Cittadini di Calcinato: «Da vent’anni stiamo segnalando il problema causato dallo spandimento di fanghi e gessi, ma nessuno ci ha mai ascoltato. Da quando la Wte è ferma, finalmente si respira. Il problema però è capire le conseguenze per aver mangiato quello che veniva coltivato in quei campi».•.

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