Al raduno del Montozzo rivive la storia tricolore

di Lino Febbrari
L’intervento di Ciro Ballardini, neo presidente dell’Ana di ValcamonicaLe postazioni del Montozzo
L’intervento di Ciro Ballardini, neo presidente dell’Ana di ValcamonicaLe postazioni del Montozzo
L’intervento di Ciro Ballardini, neo presidente dell’Ana di ValcamonicaLe postazioni del Montozzo
L’intervento di Ciro Ballardini, neo presidente dell’Ana di ValcamonicaLe postazioni del Montozzo

Il numero esatto non è stato possibile quantificarlo soprattutto perché a decine i presenti hanno seguito l’evento anche a distanza, tra le trincee, i muretti e i manufatti costruiti oltre cento anni fa. Tuttavia possiamo azzardare che fra le 300 e le 400 persone, ieri mattina, sono salite al Montozzo per ricordare i militari morti in questi luoghi durante il primo conflitto mondiale e per rinnovare il messaggio di fratellanza e di pace di cui i membri dell’Ana sono tra i principali portatori. Dopo 14 anni da semplice alpino, o trascorsi da consigliere sezionale nelle retrovie a supportare i suoi predecessori, l’edizione 2022 del raduno organizzato dall’Ana camuna, solennizzato dalla presenza dei gagliardetti delle sezioni sorelle di Brescia, Bergamo e Salò, ha visto Ciro Ballardini per la prima volta in veste di rappresentante di tutte le penne nere camune. Una quindicesima edizione per di più coronata dai festeggiamenti per il 150esimo di fondazione delle truppe alpine. «Qui ovviamente si fa memoria - è stato l’esordio del breve intervento di Ballardini prima della messa celebrata dal capitano Massimo Gelmi, fino a poco tempo fa cappellano a Bolzano per poi cambiare divisa e diventare guida spirituale dei carabinieri di Genova -, si ricordano gli avvenimenti bellici, si onorano i caduti e tutti quelli che a vario titolo hanno sofferto per donarci un’Italia diversa. Una memoria che poi si fa storia e cultura col piccolo museo che abbiamo eretto a lato del rifugio Bozzi - ha aggiunto il neo presidente -, un’esposizione intitolata al nostro compianto presidente Gianni De Giuli, e si fa anche arte con le pregevoli opere dell’artista Bertarelli, altare, cippo per la bandiera, sostegno della campanella, che sicuramente hanno arricchito questa che una volta era la prima linea del fronte». «Soprattutto però - ha concluso il rappresentante delle penne nere camune - questo è il luogo in cui si celebra anche quello che è stato il rapporto tra alpini in armi e in congedo, che hanno speso gratuitamente migliaia e migliaia di ore di lavoro in interventi di restauro e recupero, per poter dar vita a quello che noi tutti consideriamo un grande museo all’aria aperta. Ricordo che i militari erano allora alle dipendenze del comandante delle truppe alpine generale De Salvia, mentre i “borghesi” , camuni e non, erano diretti dal nostro Gianni De Giuli». Tra poche settimane per il neo presidente ci saranno un ulteriore battesimo e un’altra gratificazione ancora più importante con il Pellegrinaggio in Adamello. «L’ho sempre vissuto da pellegrino - osserva modestamente -, quindi sicuramente stavolta sarà una soddisfazione ancora maggiore. Fortunatamente per me quest’anno compete agli amici trentini organizzare l’evento di importanza nazionale in Val di Genova, per cui potrò viverlo e godermelo con un po’ meno di responsabilità». Dando significato ai festeggiamenti per il 150esimo delle truppe alpine, ieri all’alba una delegazione ha risalito il versante montano dal Tonale per raggiungere la base del Torrione d’Albiolo per posare una targa commemorativa e per accendere tre fiaccole (bianca, verde e rossa).•.

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